lunedì 5 settembre 2011

Patmos


"Dove andiamo quest'estate?".
"Mah, si parlava di Patmos".
"Parcos che?".

Forse non sono proprio le parole esatte con le quali ho avuto il mio primo approccio con Patmos ma siamo piuttosto vicini.
Come ogni vacanza greca che si rispetti (già, Patmos è in Grecia, poco sopra Leros e poco alla sinistra della turca Bodrum) mi aspettavo un "viaggio della speranza", e la mia speranza di evitarlo è andata puntualmente a farsi fottere.
Itinerario: Milano - Atene; Atene (aeroporto) - Atene (porto); Atene (porto) - Patmos. Durata: 12 ore circa, o poco più.
Tassista che nel tragitto aeroporto-porto ci ha puntualmente inculato non una, bensì due volte: 1) ci ha fatto pagare uno sproposito la corsa; 2) ci ha fatto ascoltare tutto il tempo un cd di Al Bano, considerato da lui, come tutti i cantautori-anti anni '60, tutt'oggi il meglio in circolazione.
Ma vaffanculo! Sentito.
Viaggio in traghetto senza cabina (risparmio alla genovese), ma cabina "di fortuna" trovata appena imbarcati.
Ah, cabina per due nella quale abbiamo dormito in 5.
Fetore di "zampette di gatto", russate ed ondeggiamenti a parte, il tutto è stato piuttosto confortevole.
Una volta sbarcati ci attende il sig. Stefanos, "aitante" (60 anni portati alla grande) locale che con la sua fuoriserie ci ha (anche in questo caso) comodamente condotti alla nostra dimora.
Con il termine "fuoriserie" indicavo proprio una macchina fuori-serie, nel senso che non è prodotta da ormai 30 anni. Due valigie sul tetto, tre nel bagagliaio rigorosamente aperto. Un passeggero seduto davanti, tre dietro ed il quinto a mò di Superman su chi occupava i sedili posteriori.
I crismi di un'ottima vacanza c'erano tutti.
Ed infatti la vacanza è stata fantastica.
Patmos, pur essendo sconosciuta ai più, è un'isola incredibile.
Spiagge bellissime di sabbia, pietrine, miste, insomma, un po' per tutti i gusti.
Mare cristallino e veri e propri paradisi. Tra tutte consiglio Psili, Livadi e le Spiagge Gemelle.
Tantissima gente, ragazzi e ragazze (gnocche), che godono dei differenti stili di vita che l'isola offre.
Serate che non possono non iniziare con una cena in un ristorante sul mare (anzi coi tavolini proprio sulla spiaggia), per poi movimentarsi con la ormai tradizionale festa in spiaggia organizzata da George's Place, oppure andando a bere un drink sulle terrazze di Chora.
O, perchè no, entrambi.
Non si può, poi, mancare alla tipica festa di Ferragosto alla chiesa dell'Assunzione (piccolo posto sperduto dove arrivare è un'impresa da motocrosser), luogo in cui tutti patmosiani e non si mischiano per ballare il sirtaki e gustare le prelibatezze offerte dalla gente locale.
Anche se non dovrei (troppo turismo la "commercializzarebbe"), la consiglio veramente a tutti.
E' doveroso, poi, un sentito grazie alla compagnia.
Wonderful.
La station ci ha regalato gioie incommensurabili.
I fotografi hanno rotto le balle facendo perdere tempo su tempo ma regalando squarci, ritratti e pose da copertina.
Gli "intrusi" già sull'isola, invece, oltre a fare da Ciceroni su luoghi e pietanze (la squisita dako salad della baracchetta), ci hanno anche insegnato a giocare a backgammon a botte di "annegati!" (testimoni lo possono provare).
Insomma, efharistò Patmos!
E quando qualche amico va via dall'isola, chi resta, mi raccomando, segua la tradizione: acceda e spenga le luci di casa in segno di saluto.

Per la solita versione "alternativa" e cum foto cliccate qui.

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