domenica 31 luglio 2011

Comunicato 2: e che sia un'estate in-coscienza!



Cari lettori,
le tanto agognate ferie sono arrivate anche per in-coscienza.

Nonostante ciò i nostri integerrimi writers hanno pensato a qualcosa di "fresco" e "leggero" da regalarvi anche durante questo agosto all'insegna, si spera, del sole, del mare e delle belle donne/begli uomini.
Quindi, tra una spiaggia e l'altra, tra un mojito ed un rhum cooler, tra una serata in discoteca ed un aperitivo al tramonto, non dimenticate di dare una sbirciatina ogni tanto.

Buone vacanze ed arrivederci a settembre, più abbronzati ed in-coscienti che mai!

Amarillys
my name is nick
boh!
Dott. A.

venerdì 29 luglio 2011

Orrori da un matrimonio - Le signore degli anelli (di M.C.)


I ricordi illuminati da antichi gioielli di antiche signore, in estati inondate di sole, dove un prato ed il gusto di un sapore trascorso affiorano nella sensazione che qualcosa sene è andato, per sempre.
Ognuno di noi ha un’idea, che nasce da un concetto, per qualunque cosa… questa è per me l’assoluta summa del bello, della delicatezza, della involontaria pietra di paragone di tutto ciò che mi capita di osservare.
Sarebbe stato, forse, più puntuale esprimere questo concetto alla fine della scorsa puntata, invece, così facendo, forse, a voi lettori è più evidente il collegamento con l’argomento odierno… ed ancor più il mio pensiero!
Sposarsi è, inassoluto, il gesto più importante e, al contempo, più semplice: un terrorizzato Don Abbondio, consapevole della rapidità ed efficacia delle promesse nuziali, fuggiva inferocito davanti a due promessi che, con l’inganno, cercavano dinnanzi a lui la loro giustizia.
Tanta semplicità, da sempre, viene incarnata dal più semplice degli oggetti: la fede nuziale.
Nessuno, sovrani o semplici ricchissimi, capi di stato od impiegati, ha saputo, nel tempo, rinunciare all’imperativo categorico del cerchietto d’oro, più convesso o più largo, alla francese o sottilissimo, praticamente sempre in oro giallo o rosso.
Notissima la pepita del Galles, che da generazioni dona il simbolo d’amore per la famiglia Reale Britannica, ed al pari noto il fatto che lei, la fede, proprio perché unica, non può mai essere confusa con un altro anello.
Insomma, si potrebbeso stenere che sulla fede tutti abbiano le idee chiarissime e che, di conseguenza, neppure io potrei trovare qualche critica da sollevare… errore!
E’ tanto triste quanto relativamente recente “tradizione” creare mostruose giga fedi in oro bianco (che va tanto di moda, senza comprendere, ovviamente, cosa per essa si intenda) lisce o martellate – come le teste bacate di chi le sceglie – adorne di brillanti “purissimi”, doppie, alte e “a giorno”, con i tre ori che si intrecciano, eredità degli anni’80, e, per concludere in bellezza, fusione larga a treccia di due ori con pessimo diamante mal incastonato.
Insomma, se Hugh Grant volle semplicemente scherzare nella sua bella commedia “Quattro matrimoni e un funerale” con quegli strani anelli di emergenza sottratti agli invitati per mettere una pezza alle sue manchevolezze da testimone, oggi la realtà supera persino l’ironia british!
Così, finalmente, il quadro è completo: ecco la sposa strizzata in due taglie e mezzo meno della sua ingiusta silhouette, entrare nella Basilica tra due ali di visitors addobbati a caso, raggiungere l’Altare dove, ad attenderla, il grande amore, in raso lucido, sudato come un capitone della vigilia partenopea, che tenta goffamente di infilarle al dito una “buona cosa di pessimo gusto”.
Troppo cattivo? Forse si ma, diciamocelo sotto voce, me le tirano fuori con la forza… la bellezza è negli occhi di chi guarda; questa riflessione dovrebbe essere l’ispirazione per voler, brutto a dirsi ma vero, apparire migliore, che ne so, signore!
Così, se un tempo le cifre servivano solo per indicare che il tale oggetto era di proprietà di un tal gentiluomo, oggi vogliono dare l'idea che quell'uomo, forse, vorrebbe essere gentile... che dire "m.c.", rigorosamente MINUSCOLO.

martedì 26 luglio 2011

Coming soon...

La Punzicata tornerà a breve in una nuova veste e questa volta gli occhi non basteranno...

Vi do appuntamento tra qualche giorno...

Dott. A.

lunedì 25 luglio 2011

Il regno animale - F. Bianconi


Devo ammetterlo, ho comprato questo libro esclusivamente perchè l'autore è il leader della mia band italiana preferita.
Ammetto anche che sono partito con troppi positivi pregiudizi.
Il libro, in sè e per sè, è un vero e proprio sputo in faccia alla società contemporanea.
Una società che non vede i giovani, che non è in grado di garantire alcun futuro, neppure a breve termine.
Alberto è un ragazzo medio che da Montepulciano parte, se ne va, con un biglietto di sola andata per quella "Milano da bere" nella quale non cerca particolari fortune, semplicemente un lavoro.
La sua realtà, invece, è costellata solo da insicurezze e schiaffi dati da personaggi ai quali non porgi l'altra guancia solo perchè te l'hanno già presa.
Ma che cos'è il "regno animale"?
A parer mio è tutta quella società che cerca di sopravvivere alla bene e meglio, che spaccia, che vende robaccia, che è fuorilegge; ma è anche tutta quella gente che si specchia in tartine poco farcite, piatti da nouvelle cousine, droga, sesso ed happy hour.
Una società che non lotta, che non ha voglia di lottare e che si fa sopraffare dall'indolenza di non farlo.
Francesco Bianconi, un pò come il Caronte dantesco, traghetta il lettore all'interno di problematiche reali, dietro le quali sempre più - o troppo - spesso ci si nasconde, per emergere come l'animale perfetto.
Ma Alberto non è così. Lui convive, accetta e riconosce le sue ansie, insicurezze e difetti.
Non ne fa una forza, non è un eroe, semplicemente sa che esistono. Ma sa anche che se se ne andassero, in fondo in fondo, non gli mancherebbero poi così tanto.
Personalmente ho trovato il libro in parte baustellizzato, ed in parte una biografia monca.
"Le Rane" è una delle mie canzoni preferite, ma l'esegesi che se ne fa nel quinto capitolo è un tantino esagerata. La canzone è così chiara da arrivare, non serve altro.
Concetti che all'interno delle canzoni arrivano e qui stentano ad arrivare, subito.
Ma forse è proprio questo il problema, non si riesce ad astrarre lo scritto da chi l'ha scritto, facendo confusione con le professioni di cantautore e scrittore.
Riuscita ed intelligente, a parer mio, l'intitolazione animalesca dei capitoli (anche se al posto del Pegaso, letto il capitolo, avrei visto azzeccato il Corvo Joe).
Va dato comunque merito agli argomenti trattati, non semplici.
Sesso, droga, lavoro, soldi, sono le problematiche che più attanagliano le diverse fasce della società nella quale ci troviamo e siamo costretti a vivere. La loro trattazione in un continuum strettamente collegato non fa altro che renderle più comprensibili, più vicine, e più "illuminate".

Nessuno veda in ciò che ho scritto una recensione.
Non sono in grado di farne e, tanto più, è anche possibile che non abbia capito nulla, ed essere - io - parte di quella generazione che invece di lottare "sorride, chiusa fra quattro mura, scrive sui blog, e fa la coda alla Fnac per toccare l'iPad" [cit.].

venerdì 22 luglio 2011

e come dice...

...Carrie: "delusioni sentimentali: pessime per il cuore, ottime per l'economia!"









giovedì 21 luglio 2011

Orrori da un matrimonio - La "Madonna" del petrolio (di M. C.)


Chissà quante volte, fin da piccini, entrando in una delle numerosissime e decoratissime Chiese barocche dell’italico suolo, la nostra attenzione è stata rapita dal variegato proliferare di simulacri della Vergine sovrabbondantemente ricoperti da Rosari, corone, ori e quant’altro devoti e graziati ad Ella fecero dono…

In effetti, una volta, ricoprirsi di preziosi significava ostentare un potere, il potere, la possibilità di possedere in un mondo dove un tozzo di pane era un privilegio e la carne un miraggio!

Così, regine e nobildonne, prima, e borghesi, dopo (proprio da quel famoso “Ballo Excelsior” alla Scala di Milano del 1881 che, con la celebrazione delle conquiste dell’uomo, sancì pure il ruolo predominante della borghesia quale propulsore di un nuovo mondo), tra lunghissimi fili di perle – rigorosamente spontanee – fino alla vita, collier de chein, diamanti ai lobi e serpenti aurei avvitati alle braccia, in un tripudio di dubbio gusto ma sicura dispendiosità innalzavano il muro tra chi poteva e chi guardava.

Poi, grazie a Dio, ecco gli anni ’30, e da lì in poi il gusto femminile si è per così dire “contemporaneizzato”, per stabilizzarsi con gli anni ’50 e ’60 nelle grandi icone del cinema, una per tutte Audrey Hepburn, insegnando al mondo intero che eleganza è sinonimo di non appariscenza.

Cari lettori, vorrete scusare questa forse un po’ lunga ouverture, ma per trattare il “problema” di questa puntata ritengo fondamentale avere tutti quanti dei punti ben fermi in testa!

Infatti, se tutti concordiamo sul fatto che l’eleganza non deve mai essere ostentazione (al pari del fatto che nobiltà vuol sempre e solo dire umiltà!), tutti dovremo convenire, altresì, sul fatto che in Chiesa, durante le cerimonie nuziali, oltre alle adorne statue di cui sopra, ben altre "madonne”, in abiti decisamente poco virginali, ma altrettanto ingiarmate, trovano il coraggio di donarci un ulteriore carosello – forse il più suggestivo– alla fiera degli sposi.

Quali sono, quindi, i nuovi orpelli adorati dalle nuove “dame”?

Bè, certamente non esiste per loro miglior accessorio di quello sbagliato! O meglio, l’accessorio giusto al momento sbagliato…

Matrimonio di pomeriggio, tardo pomeriggio, con cappello in testa e abito corto, magari nero, tutto nero con, ovviamente, mega scarpa effetto trampolo.

Mie signore, mi rendo conto che, a differenza dell’uomo, voi vi trovate costrette a variare, di cerimonia in cerimonia, la vostra mise, accessori compresi ma, insomma, i canoni di base si devono rispettare!

Se si è invitati ad un matrimonio di mattina, è preferibile che l’abito sia corto, ovviamente non minigonna, di un colore pastellato - la varietà è davvero ampia- possibilmente indossando un cappello in testa senza eccedere nelle dimensioni (un bel cappello dalla tesa larga è costoso: meglio, quindi, scegliere qualcosa di meno ciclopico ma più elegante che grosso ma di scarsa qualità).

Ancora più semplice se l’occasione è serale: abito lungo senza che sia da sera, sempre colori morbidi, sempre scarpe sobrie e MAI, MAI, MAI il cappello!!!!!!!

Questo basterebbe per rendere qualunque donna davvero una signora, senza aggiungere altro!

Se, poi, si ha lafortuna di possedere qualche bel gioiello… ancora meglio, ma attenzione! I matrimoni non sono sfilate di moda, non sono la prima di un film a New York o la serata di Vogue America, ma sempre, solo e comunque la celebrazione di due persone che si amano e decidono, davanti alle persone care, di giurarsi amore eterno: ergo tutti gli invitati altro non sono che “comparse” e, come tali, mai debbono adombrare i protagonisti.

I gioielli, pertanto, debbono essere utilizzati con sapienza, e non come se la cassaforte vi fosse inaspettatamente esplosa addosso!

Hai l’anello importante? Bene, usa solo quello, abbinalo ad un filo di perle e un paio di orecchini non dissimili, ma stop! Vuoi optare per gli orecchini importanti o, concessi, fantasia? Benissimo, ma evita di proporre improbabili accostamenti o richiami… l’effetto Plasil sarebbe garantito…

E poi, vietatissimo e orrendo, l’orologio, tanto di sera quanto di mattina!!!!!!!!!! Il superolex riservatevelo per il Baretto o il Covo ma, per l’amor di Dio, risparmiatecelo alle cerimonie!

Queste poche, fondamentali regole, ovviamente, valgono anche per lei, la sposa.

Vivendo nel ventunesimo secolo, nell’epoca post rivoluzione sessuale, con lo zero% di spose vergini, evitate, vi supplico, di presentarvi davanti all’Altare con metri di setabianca come la neve, non gridate al mondo la vostra purezza quando avrete, certamente o quasi, visto più uccelli che tramonti, non agghindatevi di collane, anelli, TIARE (senza avere né terre né titoli) o pendenti!

Una bella sposa ha bisogno solo di un unico, vero e, effettivamente, indispensabile accessorio: la fede… e per quella ci vediamo alla prossima puntata.

martedì 19 luglio 2011

Terza riflessione

Spensieratezza, stabilità, schiettezza.

Ecco i tre obiettivi che la mia nuova vita si è prefissata.
E' già qualcosa, avere degli obiettivi intendo..

Spensieratezza.
Intesa nell'accezione più semplice del termine, come assenza di pensieri, di quelli brutti almeno.
Sicuramente l'idea di avere ancora metà estate davanti mi aiuta.
Sicuramente l'idea di staccare, non solo la testa, ma anche il corpo da questi luoghi pieni zeppi di ricordi mi aiuta.
Voglio imparare a godermi il presente ("ah ah ah!"..ride già la parte di me che deve avere tutto sotto controllo), non pensare più al passato dal quale devo staccarmi in modo definitivo e affacciarmi al futuro in modo sereno senza l'ansia di fare progetti a lungo termine e, attenzione, anche a breve termine, ebbene sì! (voi non la sentite ma quella parte di me si sta facendo grasse risate..)
ok, sto già pensando troppo, mi sa che sarà l'obiettivo più difficile da raggiungere!

Stabilità.
Adesso la mia idea di stabilità è questa: arrivare il sabato pomeriggio e non sapere cosa fare la sera, poter decidere di stare a casa a cazzeggiare e non entrare nel panico "ommiddio è sabato sera DEVO uscire!"
Vi ricordate cosa è successo quando quel sabato sera, presa dallo sconforto all'idea di stare a casa, decidevo di uscire con mia sorella?! ecco cos'è successo..
Con questo non dico che non sperimenterò cose nuove, anzi, sono ben accette! Ma lo farò solo se avrò il piacere di farlo..
E' finito il periodo del "devi uscire per distrarti"!
E' vero che mi distraevo e stavo anche bene in quel frangente di tempo, ma in realtà era solo un rinviare i brutti pensieri ad un momento successivo..il momento peggiore..quando rimanevo sola!
Voglio stare bene anche da sola, avere spazi miei in cui rifugiarmi ed essere comunque serena.
(Piccola precisazione, anche durante la vita di coppia avevo i miei ricercati momenti di solitudine che occupavo facendo cose che erano solo mie, ma era una solitudine diversa).

Schiettezza.
In realtà questo non è proprio un obiettivo che mi sono prefissata (se vengo abbandonata dalla mia proverbiale diplomazia so essere molto schietta o forse quello è essere stronza, la linea è sottile in effetti), è più un criterio di selezione delle persone che adesso voglio accanto.
Dopo mesi di parole sommate ad altre parole ho bisogno di concretezza e semplicità.
Niente giri di parole.
Niente giochi di parole.
Niente metafore o figure retoriche simili.
Se proprio dobbiamo usare parole che siano almeno parti di frasi brevi, lineari senza subordinate!
..e se invece tralasciamo le parole e passiamo ai fatti, ancora meglio!
poi..niente parole che, se messe insieme, danno vita a complimenti, smancerie, lusinghe, adulazioni..non ne ho voglia. Davvero.

Prima di tutto, però, devo imparare a darmi tempo.

lunedì 18 luglio 2011

BrickLane, Apple Juice (the new video)

Dopo aver cosparso di "rumori brit" la scena musicale genovese, i BrickLane (for more infos click here) hanno deciso di compiere il salto di qualità - e che qualità -, e "sfruttando" le capacità - e che capacità - di Mario Aloi hanno girato il loro nuovo, primo, video musicale.
Il brano scelto è Apple Juice, traccia n. 1 del loro fortunatissimo EP d'esordio.

Before reading, take a look!


La capacità di coniugare l'essenziale al geniale è un'amalgama riuscita alla perfezione.
Sabato 4 giugno 2011.
Quaranta gradi all'ombra.
30 litri d'acqua consumati.
La location di Villa Serra (gentilmente offerta dal Consorzio che la gestisce su segnalazione della Film Commission di Genova), la "semplicità" delle riprese e l'intuitivo (??) rebus proposto da Mario Aloi (personalmente non sono neppure finito vicino alla soluzione sia per le mie scarsissime conoscenze - o "in-conoscenze" - per la lingua inglese, sia per la mia incapacità di risolvere anche le parole crociate facilitate) fanno sì che il video non si riduca ad una semplice visione di immagini, ma costringono (o vogliono portare) lo "spettatore" a guardare con un minimo interesse il contesto ed il contorno.
Il montaggio brillantemente realizzato a Roma con l'aiuto di professionisti del calibro di Nadja Rubano e Maxette è stato idealmente il cake topper del video.
Il tutto, ovviamente, ritmato dalla melodia di Apple Juice.
Che dire, i BrickLane hanno fatto di nuovo centro!
Dopo l'elettrizzante performance all'Hops Altrove per promuovere l'uscita del loro EP "Same chords 'till 4 a.m.".
Dopo i concerti per le vie di Genova.
Dopo il loro video.
La domanda che i loro fan(s), e non, si porranno è la seguente: e ora?!
Rispondo io per tutti: "so baby c’mon, if you don’t know what to do, I’m thirsty and I’d be glad to offer you some apple juice…".
Tutti a bersi un apple juice al prossimo concerto (29 luglio, Bagni Capo Torre, via Aurelia di Ponente 1 - Celle), quindi!
E che nessuno dica n-oo!

Piccola nota personale, nel video ho trovato un pò troppo sottoesposto il buon Alfredo "Cantellone" Cantelli, dunque dedico lo spazio che si merita a lui ed alla sua chitarra.


Potete trovare maggiori dettagli nel loro comunicato stampa cliccando qui.
Potete inoltre visitare il loro profilo su MySpace e la loro pagina Facebook.

(Foto tratta dal making of the video che potete trovare su Facebook)

venerdì 15 luglio 2011

Compagni di scuola

 (Before)

Come Carlo Verdone fece nel 1988 con il suo Compagni di scuola, lo stesso è stato replicato (seppur con compagni di elementari) l'altra sera, a 20 anni dal suono dell'ultima campanella.
Devo ammettere che l'emozione di conoscere di nuovo le vite di chi, con me, imparava a fare 2+2 o a scrivere in un italiano correggiuto, beh, è stata piuttosto alta.
All'appello, purtroppo, ne mancava qualcuno, ma per questa prima va bene così, c'è tempo per i "recuperi" di settembre.
Giusto uno sguardo per capire chi è chi, ma giusto uno.
Qualche imbarazzo all'inizio, ma poi, seduti a tavola, tutto si è sciolto.
In vero stile "alcoolisti anonimi", uno per volta ha riassunto in pochi minuti tutto quello che è successo nella sua vita, in vent'anni (chiamasi dono della sintesi).
"Alzi la mano chi è sposato".
"Alzi la mano chi ha figli".
Cazzo, ho pensato.
Una birra è andata, e tante parole.
"Ti ricordi quella maestra?", "e quando hai fatto la recita in mutande? Che sfigato", "ma tu non eri il suo fidanzatino?", "no, ero io!", "ma no, anch'io!".
Al via la giostra dei ricordi. Momenti passati, e da mo'.
A quell'età non si era consapevoli delle proprie scelte, non si avevano scelte.
Restituire al presente quegli attimi rende ancor più pesanti le valutazioni che andranno a compiersi, o che sono già state fatte.
Ad ogni modo il ricordo è lì. Se forte non ti abbandona.
Sarà che a me ricordare piace sempre.
I ricordi li considero un po' come il mare, nei quali tuffarsi ed immergersi per trovare silenzio e pace.
Mi viene in mente questa frase di Max Gazzè: "delle poche cose che conosco ne farò un mare pescoso, dove l'esca dei miei ricordi troverà sempre qualcosa" [cit. "Del tutto personale"].
E' normale perdersi.
Ed è anormale ritrovarsi.
Per una volta che l'anormalità prevale, perchè non cogliere questa possibilità?
Mi è stato rimproverato di dilungarmi troppo nei post. Mi fermo, dunque.
Rimpianti? Beh, qualcuno.
Ma così è la vita, no?
Allora a settembre con gli altri, a prima con chi c'è.

(After)

Piccolo gioco: trova questi 8 nella foto in alto.

P.s. se volete che tolga le foto ditelo!

mercoledì 13 luglio 2011

Orrori da un matrimonio - Homo Sapiens (di M. C.)

Secondo spunto di M.C., a voi lettori.


Cari amici, dopo l’aperitivo della scorsa “puntata”, siamo ora pronti ad inoltrarci nel profondo della cerimonia!
Devo ammettere che questa pagina concessami mi dona l’occasione, rara, di poter affrontare praticamente ogni aspetto delle macroscopiche sfrontatezze messe in mostra dall’orrida orda degli invitati; e, così, in ossequio a cotanta fortuna, ci terrei ad apprestare una puntuale analisi.
Parto da coloro che più di tutti dovrebbero avere difficoltà a commettere sciocchezze di stile ma che, evidentemente ed incredibilmente, sembrano destinati a diventare le mie vittime preferite: gli uomini.
Noi maschietti abbiamo, infatti, l’incredibile fortuna di poter essere tanto eleganti quanto appropriati alle cerimonie nuziali: in fondo che ci vuole? Un abito grigio o blu scuro, indifferentemente, a qualunque ora del mattino o del pomeriggio, un paio di scarpe nere con cintura in tono, una camicia RIGOROSAMENTE BIANCA (e, in fondo, non è obbligatorio, anche se preferibile, che sia fatta su misura o con i polsini da gemelli) ed una dannata cravatta ben annodata.
Insomma, diciamocelo, anche un gorilla ammaestrato sarebbe in grado di presentarsi ad un matrimonio decentemente senza troppo pensare o preoccuparsi.
E invece? E invece ecco avanzare, uno dopo l’altro, il mutilato di guerra, il ragazzo dalle scarpe marroni (gli inglesi insegnano “No brown in town!”, da estendersi, ovviamente, anche alle cerimonie formali), l’impiccato nella finta cravatta e, naturalmente, il modaiolo…
L’ultimo dei nominati, il modaiolo intendo, si può dire che di tutte le altre ne sia la tragica summa: lui, il ragazzo spesso, troppo spesso, palestrato e dall’inconfondibile abbronzatura uva, interpreta la moda del momento, declinato, aimè, l’abbigliamento maschile a ciò che lui, il macio, crede essere la moda.
Si avranno, così, pantaloni stretti o lunghi, a seconda del patetico stilista – antagonista di Savile Row che li proponga, giacche strette e lucidissime od opache ma nerissime, cravatte ibride impiccate su colletti incomprensibili e, ovviamente, scarpe a punta!!!!!
Naturalmente, ma questa non è una prerogativa dei modaioli, mai si esimono di fare capolino spaventose camice nero – grigie, glicine e persino più discrete celeste chiaro. Queste ultime, con i fini rigati da ufficio, si ritengono essere ammesse in quanto effettivamente di buon gusto e, infatti, in tutte le altre occasioni non si sarebbe mai in errore con un capo del genere… tutte… tranne che ad un matrimonio!
E poi, tralasciando gli inossidabili dello smoking (mi rifiuto persino di contemplarli), dulcis in fundo, ecco gli “eleganti”, o meglio, coloro che credono di esserlo, coloro che fanno il matrimonio “importante”… in… in… bè, io lo chiamo con il nome suo proprio: MORNING DRESS!
Miei cari signori sposi, il morning dress, come dice il nome stesso, si indossa solo di mattino: se si vuole fare i sofisticati, creando il panico tra gli ospiti, per altro, e ovviamente di sera, si passa alla white tie.
E in tali circostanze, come se modaioli e truzzi non fossero già abbastanza, ecco il morning dress dai pantaloni più lunghi dello strascico della sposa, cavallo largo, quello del papà – invernale – spaventosamente indossato in piena estate e, orrore degli orrori, plastron al posto della cravatta!!!!
Così è se vi pare, inutile sostenere il contrario: la corsa di Ascot non si tiene alle 17.00, nessun eatonian indosserebbe pantaloni del proprio morning dress sul tacco, e le cravatte hanno tutte lo stesso nodo; come dire, se in certi piccoli principati da operetta ci si sposa nel tardo pomeriggio in morning dress, magari con il principe sposo vestito da vigile urgano e la bionda in procinto di fuga… bè, alla Corte di San Giacomo certe cose non si vedrebbero mai… e sarebbe troppo comodo ribattere dicendo che Carlo ha le orecchie a sventola!

martedì 12 luglio 2011

Punzicate flash: lo scippo della Borsa impazzita

Cosa succede quando in un Paese i controllori hanno paura dei controllati, il Primo Ministro è costantemente sotto processo, il capo dell'opposizione è una personaggio fantozziano e orde di semianalfabeti impazzano in televisione? Succede che per tre sedute consecutive si sfiora il crollo dei mercati e nessuno se ne accorge perché tra poco si va tutti al mare. Pare che nella villa di Lele Mora ci sia un sacco di spazio quest'anno...

Ipse dixit (by Amarillys)

nulla ti é davvero chiaro finché non ti viene descritto con pungente ironia...


"quando lui ti diceva non sto riflettendo su di noi (tu e lui) aveva ragione..il noi su cui rifletteva, in realtà, era lui e l'altra"


(cit. my name is nick)

lunedì 11 luglio 2011

Ecco a voi i "miei" Arcade Fire

Sul biglietto c'è scritto così:


Arena Civica - Milano
05 luglio 2011
Parterre in Piedi
Arcade Fire: 21.00


Entro all'Arena Civica con birra ghiacciata in mano ed i White Lies che suonano da ormai una ventina di minuti.
Assieme agli altri "compagni di viaggio" mi posiziono alla destra del palco, visuale relativamente buona.
Con scetticismo, uno di loro mi chiede "ma come sono gli Arcade? non ho mai sentito una canzone". Risposta "ti divertirai".
Finiscono i White Lies.
Cresce l'attesa.
Alcuni (troppo pochi) mi hanno parlato di questo gruppo, come di un gruppo che fa musica, incuriosito mi sono procurato i loro tre cd (Neon Bible, Funeral ed il recente The Suburbs).
Consumando le cuffie dell'i-Pod sento e risento i suoni prodotti dalle loro chitarre, dal basso e dalla batteria, il tutto accompagnato ed armonizzato da violini, tastiere, contrabbasso e tamburelli.
Un'orchestra di suoni?
Un sound originale, nuovo. Bellissimo.
Maledico il mio inglese che non mi consente di recepire appieno il loro pensiero.
L'Arena Civica è l'occasione per avere una certezza in più.
Alle 21 e qualcosa la striscia di schermo superiore si colora di rosso, macchiata da lettere in bianco che scrivono "COMING SOON ARCADE FIRE"; poi sullo schermo una strada tipicamente nord-americana (loro sono canadesi) con ragazzi in bicicletta, parte il loro corto di The Suburbs.
Otto persone si posizionano sul palco.
Si inizia con Ready to start (giustamente). Il pubblico alza le mani ed urla.
Lo show è iniziato.
La sensazione che ho avuto per tutto il concerto è stata semplicemente quella di sentire Musica, magistralmente proposta con precisione e cura di ogni dettaglio, pronta e regalata a chi lì, in piedi, sopraffatto dall'afa e divorato da mosquitos non voleva altri che loro.
Nulla mi ha lasciato perplesso o con dubbi sulle loro capacità e potenzialità; neppure uno smemorato Win (leader del gruppo) che ha letteralmente ceffato l'attacco e le parole di Crown of love.
Sorry.
Un intermezzo centrale di canzoni lente e ballate (My body is a cage su tutte) circondato da adrenalina allo stato puro, la loro performance è volata via in un'ora e mezza (o poco più) di puro piacere.
Non vedevo l'ora di sentire Intervention e, banalmente, Wake Up. Capolavori.
Vorrei che gli album che ho, registrati in studio, si tramutassero in live; anche se l'effetto che fa vederli e vedere la gente che si agita, si muove, balla e canta è unico.
Sono rimasto estasiato ed ho capito perchè David Bowie ha voluto assolutamente cantare Wake Up assieme a loro.
Non mi sono mai divertito tanto ad un concerto nel quale ho ascoltato musica di fattura e qualità superiore.
Bravi, non sbaglia chi dice che siete la band più brava al mondo, non sbaglia veramente.

giovedì 7 luglio 2011

Seconda riflessione

RANCORE: avversione nei confronti di qualcuno per un torto o un'offesa subiti.

Non fa parte di me, il rancore. E ho voluto che non facesse parte di noi.
Ho preferito chiudere tutto proprio come è iniziato, con tanto amore.
Non mi andava di salutarlo con frasi come "sei stato la mia più grande delusione", "per me sarai solo quello che mi ha lasciato con un sms e che mi ha spezzato il cuore","tu non mi meriti"...questa non sono io, sono stati la rabbia e il risentimento a parlare per me ed, infatti, non sono stata meglio dopo avergli scritto queste ed altre frasi.
Oggi, invece, l'ho salutato con un messaggio semplice, poche parole che per me racchiudono tutto.

E adesso volto pagina.

mercoledì 6 luglio 2011

Orrori da un matrimonio - primo spunto (di M.C.)

In un "periodo" in cui di matrimoni proprio non se ne può più, è sembrato opportuno creare una rubrica volta a dispensare alcune pillole dirette a chi, bontà sua, ha ancora idea di compiere il fatidico passo.
In-coscienza è ben lieta, ma ancor più soddisfatta, di dare la parola ed il suo spazio a "M. C.", maestro di stile.
Trovare di meglio era impossibile, fidatevi.


Forse da quando, nell’ormai lontano 29 luglio 1981, l’Arcivescovo di Canterbury, sposando i Principi di Galles, disse che “Ogni coppia, nel giorno delle proprie nozze, è una coppia reale”, in un’incessante climax ascendente, le “giovani” coppie che scelgono il folle gesto del matrimonio proprio alla regalità sembrano puntare.

Abbandonati i ristoranti, negli stabilimenti balneari o in fresche cascine di campagna, dove famiglie di entrambi i lati ed amici si riunivano in una rappresentazione nazional–popolare, si è ormai, quasi completamente, lasciato il passo al lusso di prestigiose location, un tempo rigorosamente, e forse economicamente, riservate ai rampolli.

Un fenomeno che, fino a non più di un decennio fa, salvava la Superba, si è ben presto infiltrato persino nella nostra amata città, insidiando e soverchiando addirittura i quartieri bene.

Così, se una volta Villa Spinola era la prerogativa di un tanto felice quanto ristretto circuito di pochi, e la sarta “di grido” – senza far nomi, ma quella che tutte le dame della Genova che conta – aveva l’atelier poco affollato delle solite note, oggi gli album dei dolci ricordi danno l’impressione che la nota villa sia divenuta una multiproprietà affollata di improbabili parenti, e le costose pailletes che solo cospargevano l’abito buono dell’altrettanto donna di famiglia, divengono made in China, adeguandosi persino a coloro che lavorano per necessità!

Insomma, si potrebbe forse ipotizzare che ricchezza e buon gusto siano diventate politically correct? Contessa o cameriera, entrambe calcano la passerella d’onore con lo stesso livore? E’ forse la dimostrazione di ciò che tutti, da sempre, hanno saggiamente rinnegato: i soldi fanno i signori?

Neppure per sogno!!!

Nel mio presenziare ad ormai un folto numero di eventi nuziali, seguendo un percorso per così dire trasversale, la mia attenzione è sempre più attratta da mostruose cadute di stile, che sembra vadano ad addobbare Chiesa e tavola del pari di fiori e candele…

Bruciare le tappe e svelare tutto e subito sarebbe un errore per qualunque buon cronista, persino per me che cronista non sono; ergo mi limiterò a sussurrare qualche idea, magari per cogliere le reazioni dei lettori, magari proprio per vedere se, tra chi consulta questo blog, la parola “lucido” lo abbina solo al marmo o, per esempio, anche ad abiti eleganti da uomo…

Stiamo a vedere…

M.C.

lunedì 4 luglio 2011

Mai dire Gialappa's!


L'altro giorno, mentre zappingavo come il (o al) mio solito, mi sono imbattuto in uno dei personaggi che hanno fatto nascere in me l'ironia che mi contraddistingue, peraltro con somma gioia della mia fidanzata.
Spero vi ricordiate dell'imprenditore più scorretto ed irriverente che il panorama italiano (dopo voi sapete chi) ha avuto: Carcarlo Pravettoni, alias Paolo Hendel, o forse è il contrario?
Ad ogni modo, ben lieto di aver rivisto costui dopo anni ed anni, mi sono tornati alla mente un'infinità di comici che hanno fatto la fortuna (oltre che loro) di Mai dire Gol e, soprattutto, della Gialappa's, o meglio, di quella Gialappa's.
Prima di entrare nel merito, per dovere di informazione e nostalgia personale ne cito qualcuno, con annesso personaggio lì per lì ricordato: Bebo Storti (Conte Uguccione), Daniele Luttazzi (Panfilo Maria Lippi), Aldo, Giovanni e Giacomo (sono innumerevoli), Antonio Albanese (Pier Piero), Fabio de Luigi (Olmo, Ingengner Cane), Maurizio Crozza (Bibendus), Claudio Bisio (memorabile nel Tamagotchi) e potrei continuare così, con un elevato livello e tasso di comicità.
Venendo al dunque, dall'avvento del Grande Fratello, manco fosse il nuovo messia, e dei conseguenti reality show, il "trio delle meraviglie" ha, secondo me, iniziato a percorre una fase qualitativamente bassina della sua brillante carriera.
Mi spiego.
Da fucina di talenti e/o rilancio di comici in luna calante, i programmi della Gialappa's si sono appiattiti sulla presa per il culo di "prigionieri catodici". In poche parole 10, 12, 20, o quanti sono, idioti che tra un congiuntivo sbagliato, un Re di Roma in più (forse Totti) ed un L'ondra scritto malamente, venivano - giustamente - derisi e sbeffeggiati.
Lo spazio per la comicità vera si è drasticamente ridotto (gli ultimi momenti memorabili sono forse stati l'epopea di Jean Claude e le idiozie di Maccio Capatonda).
Per carità, scene epiche e divertenti ce ne sono state, eccome. Una su tutte la vomitata di Patrick che, doverosamente, rimarrà negli annali.
Ma rimarrà negli annali quella scena, non lui; se anche programmi del genere, veri contenitori di potenziali talenti vengono invasi dal nulla, beh, la situazione si fa problematica.
Ammetto che oggi, più che in passato, esistono programmi come Zelig che tendono ad "attirare" una certa categoria di professionisti, lasciando briciole o poco spazio ad altri programmi.
Non vorrei però portarvi fuori tema, il mio problema - annoso - non è la carenza di comicità in tv quanto la carenza di qualità in tv.
E l'"operato" della Gialappa's, per me ne è un sintomo.
Negli anni passati i loro programmi erano programmi di pregio, rappresentavano ed incollavano allo schermo migliaia e migliaia di persone fornendo un prodotto di altissima qualità.
Oggi, invece, se anche loro sono costretti a far ridere delle disgrazie di quel manico di bifolchi, di pupe che non sanno far altro che sculettare e bunga bungare, di fattoni sfatti, beh, vuol dire che la nostra cultura non merita, bensì richiede programmi come Tamarreide (rigorosamente detto con la "r", moscia quanto la sua conduttrice).

Vi lascio con una mia massima appena sfornata:
"è la cura del dettaglio a rendere ogni cosa memorabile".

Provate ad andare su Google immagini e cercate "Mai dire", scrivetemi poi cosa trovate.

domenica 3 luglio 2011

Ipse dixit (by my name is nick)

Comincio questa sera una rubrica il cui titolo/etichetta è "preso in prestito" da uno dai miei (ormai ex) programmi preferiti, ovvero "Mai dire gol" (peraltro lunedì potrete leggere su in-coscienza un post nel quale lo rimpiango profondamente).
Questa rubrica, non mia personale ma "aperta" anche agli altri writers, ha il fine di rendere nota a voi lettori una frase, un discorso, una situazione che per la sua stupidità o brillantezza - o per il motivo meglio ritenuto - la si ritenga degna di essere condivisa.

Io parto con questa:

"come disse la marchesa camminando sugli specchi:
me la vedo nera
ma nera nera!
"

[cit. Zucchero]

Dovete sapere che io e la mia ragazza rimpiangiamo seriamente le canzoni non-sense di Zucchero, e "Vedo nero", sentita e risentita per giorni, è un graditissimo ritorno.