Avrei voluto scrivere un post su "Funeral Party", uno dei film comici più riusciti, a parer mio, degli ultimi anni.
Ed invece, l'altra sera mi passa sotto mano (anzi, sotto gli occhi) "Louise/Michel", film francese del 2008 diretto da Benoit Delepine e Goustave Kevern (la locandina mi ha aiutato)
"Commedia nera" (o black comedy) che affronta in maniera irriverente ed a tratti non-sense argomenti mai così veri e realistici.
In un contesto di profonda difficoltà economica, capitalismo estremo e disprezzo per i diritti dei lavoratori, la vicenda trova il suo prologo nella chiusura - dalla sera alla mattina - di una fabbrica nella campagna francese (Picardia), all'interno della quale un gruppo di donne sono passate dallo svolgere un orario di lavoro disumano e schiavista al non aver il benchè minimo straccio di occupazione.
Le reiterate promesse dei padroni si sono rivelate delle bufale colossali, e la loro misera liquidazione le ha spinte (dopo brillante suggerimento di Louise-Jean Pierre) a cercar vendetta, e sollievo, nella morte dei loro "ex schiavisti".
Viene così assoldato il killer (?) professionista (?) Michel-Cathy, un "uomo" fallito, codardo ed assolutamente incapace.
Da questo momento in poi comincerà la lunga caccia al dead man walking, costellata da gaffe, momenti ai confini del surreale e vere e proprie situazioni limite.
In nemmeno un'ora e mezza, il film riesce a far ridere, quasi piangere e provare un sano disgusto per le attività compiute dai due protagonisti.
Un susseguirsi di immagini che a volte lasciano con un punto interrogativo nello spettatore, ma evidentemente necessarie per rendere "Louise-Michel" il film che vuole essere.
I registi riescono a fotografare (termine appropriato in quanto molte scene sono veri e proprie inquadrature statiche, quasi fotografie, nelle quali succede qualcosa di impercettibile ma esilarante) in modo diretto e con dialoghi mai banali frammenti e problematiche di una vita che esiste ma che molto spesso non è sotto gli occhi di tutti.
E' un film che ragiona sulla voglia di combattere e di rinunciare a compromessi (si fa proprio di tutto per poter lavorare), cercando obiettivi anche quando tutto sembra ormai perso, allo scopo di regalarsi la felicità di un momento che concede a chi lo vive l'idea di aver realmente vissuto.
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