C’era una volta un’idea. Geniale.
Era l’arte di governare (definizione aristotelica piuttosto risalente credo; mi si perdonerà la spocchiosa citazione) e si chiamava politica.
E c’erano i politici, che della politica erano ad un tempo strumento e motore. L’uomo agiva per la realizzazione di quell’idea, era al suo servizio.
Per evitare che l’uomo prevaricasse l’idea, uccidendola, si eleggevano dei rappresentanti del popolo (i politici, appunto) che fossero uomini preparati e giusti, che fossero addirittura i migliori. Che si riunissero per scambiarsi idee, opinioni, pensieri. Che si confrontassero sulle questioni più alte ed urgenti. Che cercassero di conseguire l’interesse della comunità, rispettando le persone e i pareri altrui.
Alla politica si affiancava l’etica. Era insita nell’uomo e consentiva che l’equilibrio fosse perfetto. Era un valore da perseguire e una garanzia da tutelare. Ogni politico avrebbe agito nell’interesse generale e non nel proprio.
Poi, poco a poco, la società cambia. Forse si evolve, senz’altro si modifica. Perde le sue certezze per inseguirne di nuove e l’equilibrio si rompe. Nascono nuovi valori e i vecchi finiscono con l’essere soppiantati. Lentamente, ma in maniera inesorabile.
L’etica non è più sentita come un bisogno urgente. Inizia una corsa all’affermazione personale, in cui tutto è lecito. L’interesse generale sfuma, fino ad essere dimenticato. Fino a che l’equilibrio si rovescia.
Non è più la politica a servirsi degli uomini, ma sono gli uomini a servirsi della politica.
E come una bella donna che si involgarisce fino a diventare caricatura di se stessa, perde di interesse agli occhi dell’uomo onesto. Si lascia traviare da chi, senza scrupolo e privo di sentimenti, la sfrutta succhiandone la polpa con egoistiche scopate.
Nasce così un teatrino di nani e ballerine, di giullari e di lacchè, di politicanti e predicatori di se stessi. Con buona pace di chi in quell’idea aveva creduto.
La politica, smarrita, è massacrata a colpi di festini orgiastici e deliri di onnipotenza. Si trasforma ancora. Non è più caricatura ma puttana. Incapace di reagire sta lì, inerte.
Ma porta in sé il seme di un’idea. Geniale.
Chissà che ciascuno di noi, in coscienza, non possa tenderle una mano e riportarla ai fasti di un tempo.
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