Premesso che senza TiiVii non riuscirei a stare stile Homer Simpson col suo via cavo, sarebbe troppo semplice fare dei finti moralismi su quello che viene trasmesso nell'ormai ex tubo catodico.
Però, dal momento che a me piace vincere facile, mi lancio in questo post come farebbe Zio Paperone nella sua piscina di dollaroni.
On.
L'altra sera, subito dopo cena, inizio uno zapping disperato alla ricerca di qualcosa da gustare e, scorrendo velocemente il pollicione sul tasto +, mi imbatto in una maggiorata bionda e piuttosto cicciottella che ballicchia sgraziatamente con a fianco un pupazzetto digitale con le fattezze di colui ritengo essere il fautore del trash televisivo italiano: Enrico Papi.
Fin dalla mia infanzia ho, purtroppo, avuto a che fare con codesto personaggio anche se non nego che programmi come Sarabanda, quantomeno all'inizio, li seguivo addirittura con un discreto piacere (chi non ha commesso errori?!). Tuttavia, e fortunatamente, mi si sono aperti gli occhi, ma aperti non per un'illuminazione, ma per lo stupore - ed il terrore - di vedere comparire nella mia adorata scatolina un personaggio assai triste, con un nomignolo decisamente più mansueto rispetto ad un cartone animato cult degli anni '80-'90: mi riferisco all'Uomo Gatto!!
Ormai era troppo tardi, Enricuccio aveva reso il trash parte integrante della cultura italiana (sia chiaro, gli anni '80 sono stati anni assolutamente trash, ma essendo stato io troppo piccolo per conoscerli mi limito a parlare di ciò che "non ho visto, ho vissuto").
Il maculato personaggio (e non mi riferisco al comico Dado, per il quale nutro profonda tenerezza stante l'inutilità delle sue battute) ha fatto sorgere in me il dubbio che alla gente importasse sempre più ed esclusivamente del nulla cosmico, della assoluta necessità di fissare un qualcosa inebetiti.
Pian piano questa convinzione si è fatta certezza e così han potuto farla da padroni programmi come Bisturi! Nessuno è perfetto, Campioni-il sogno, La fattoria, La pupa e il secchione (per ben due serie e con il successo di culi e seni di ragazze che quei culi e seni li hanno, così pare, fieramente ed a caro prezzo sfoderati in ville vips).
Di programmi così ne potrei citare a bizzeffe ma non vi tedio oltre.
Oggi però assistiamo ad un nuovo cambiamento.
Il telespettatore medio è passato dalla visione lobotomica dello schermo colorato alla necessità di avere qualcosa di eccezionalmente morboso di cui parlare.
Mi riferisco agli efferati e, ad oggi, purtroppo irrisolti fatti di cronaca accaduti negli ultimi mesi ed anni. Fatti che nessuno vorrebbe sentire ma per i quali, paradossalmente, si vuole sapere tutto, vero o falso che sia; ciò che importa è sapere, ma poco importa (1) quale sia la verità e, soprattutto, (2) che quella verità dovrebbe restare "cosa privata", così da rendere quantomeno giustizia - se mai la giustizia servisse a qualcosa - solo a chi con lacrime vere la richiede.
Ma così non è, ed ecco che sbucano fuori plastici di villette, riproduzioni di biciclette, fantomatici esperti che affollano le trasmissionette in prime time e seconde serate.
Sbuca fuori Salvo Sottile (che poi di sottile ha proprio poco, battuta alla Dado, mi faccio tenerezza da solo).
Insomma, di tutto e di più per fare audience sulla tragedia e sulla falsa giustizia (l'ho premesso che sarei caduto in facili moralismi).
Indignato da quanto vedo e consapevole che ciò che ho espresso null'altro sono che brevi riflessioni di un amante della televisione, ho volutamente lasciato da parte altri argomenti (talk-show politici in primis, Grande Fratello 4, 5, 6 e 7 - periodico -, Isola dei Famosi, ecc.) sperando che quel poco - e male - che ho scritto possa quantomeno far pensare su quali siano oggi le "necessità culturali" dello spettatore medio italiano.
Ma un bel film al posto di fiction e contenitori spazzatura, no?
Concludo, infine, dicendo che sento vivamente la mancanza di quelle belle tettone sode che venivano sfoggiate con disinvoltura in Colpo Grosso. Cin cin, cin, cin. Bei ricordi.
Off.