giovedì 28 aprile 2011

Strisciare la carta?!!


Premesso che di moda ne capisco quasi quanto Minzolini se ne capisce di TG, mi è stato spiegato dalla ideatrice del blog Just my tea cup che non è il massimo vestire "plurimarca".
Mi spiego meglio.
Sabato scorso ero all'Outlet di Serravalle con la mia dooolce fidanzatina (ebbene sì lettrici di in-coscienza, non c'è trippa per gatti, purtroppo - per voi chiaramente - sono impegnato) quando davanti a noi, appena prima di entrare nel negozio di Prada, noto una ragazza (anche mezzo cesso) che sfoggiava il seguente abbigliamento:
- occhiali Valentino;
- foulard Burberry;
- borsa Louis Vuitton con annessa tracolla e, donne scusate l'ignoranza, pendentini;
- braccialetto con simbolino di Fendi;
- smanicato North Sails con annessa cagata di piccione.
Tutto quanto sopra condito poi da una brillantissima uscita: "sto cercando una borsa in edizione limitata, spero proprio di trovarla così papà striscia la carta".
Premesso che (1) se sei all'Outlet sarà ben difficile che trovi una borsa in "edizione limitata" (BARBONA!); premesso che (2) strisciare la carta è ormai terminologia obsoleta, basti solo pensare che l'avevo strisciata anch'io poco prima per la modica cifra di € 60; a questo punto mi viene il dubbio di sapere chi può aver creato un simile abominio.
Mi limito ad informarvi sul padre il quale indossava una camicia color rosellino con minimo 4 bottoni aperti che lasciavano, purtroppo, intravedere una maglietta bianca della pelle, come usa dire mia nonna, mezza manica, pantalone bracalone ed ai piedi un paio di Hogan tarocche con in più la simpatia di rispondere alla figlia: "ora entro dall'uscita, tanto le casse sono lì. Mi fermo e striscio!".
Sticazzi.

P.s.: è uscita senza acquisti.

martedì 26 aprile 2011

L'arte di slacciare il reggiseno


La situazione è più o meno la seguente.
Stanza illuminata da candele profumate, musica di sottofondo ad un livello appena appena percettibile ma che fa decisamente atmosfera, lei sdraiata sul letto.
Si comincia sfilandole i jeans. La maglietta è come se venisse via da sola, quasi non ci fosse.
Come in una corsa ad ostacoli superato l'intoppo slip.
Ed ora lui, quel maledetto gancetto che neanche Lupin III sarebbe in grado di scassinare. E via a smanettare e smanettare finchè ad un certo punto l'arrapamento prende il sopravvento e chissenefrega del reggiseno! Serata che alla fine si conclude, sì, ma con un rimpianto: cosa ci sarà stato lì sotto?
Chi non si è mai trovato in questa situazione mente spudoratamente (con rima non voluta).
Ormai anche slacciare un reggiseno è diventata un'impresa (chiusura classica, laterale, frontale e chi più ne ha più ne metta) ed è quasi necessario, per noi maschietti, che ci venga fornito un bel libretto di istruzioni, magari illustrato.
Per venire incontro ai nostri fedeli lettori, in-coscienza non ha badato a spese contattando uno dei massimi esperti nel settore che, direttamente dalla Grande Mela, ci fornirà qualche consiglio.
Non mi resta che lasciare la parola al Maestro di Vita (stile Mario Pacheco do Nascimento, per chi non lo ricordasse grandiosa spalla della Wanna nazionale), che avendo voluto mantenere un certo anonimato ci limiteremo a conoscere come N. R.
"Per prima cosa sappiate che slacciare un reggiseno è un pò come scartare un regalo, non vedi l'ora di scoprire cosa c'è dentro. 
C'è chi riesce a farlo con una mano sola (provando un certo compiacimento, bisogna dirlo) e chi invece ne usa due, giusto per andare sul sicuro.
Il trucchetto per farlo con una mano sola, comunque, è semplicissimo: basta appoggiare un pollice da una parte, sui gancetti, e spingere delicatamente mentre con altre due dita si tiene ferma la parte con la chiusura. E poi clack. Facile, no?
". 
Beh, chiaro, detta così, caro N. R., sembra una sciocchezzuola, ma cosa succede se le cose non vanno proprio per il verso giusto?
"Puo' poi sorgere il problema di non riuscire, per elementi ancora da definire, a slacciare il reggiseno entro i 4/8 secondi classici. A quel punto panico ed ansia da prestazione, e più i secondi passano più immagini la figura di merda che stai facendo. "Ma chi mi sono trovata?!" penserà lei, insomma dovrai rimediare in altro modo. A quel punto il consiglio è: strappa! Sperando che il dopo valga quei 30-40 euro.
Altre volte, invece, provi a toglierlo, cerchi la chiusura dietro la schiena e non la trovi. Cerchi, cerchi e cerchi quando alla fine, ormai disperato, la trovi su un lato. Una volta trovata (e sono già passati 10 minuti) pensi che tutto sia risolto, e invece no! Non è un reggiseno con i gancetti, ma con un sistema che pare la combinazione di una cassaforte. A questo punto devi proprio prendere la ragazza, girarla sul fianco giusto, metterti a trafficare con sto lucchettaccio e, finalmente, liberare l'arcano. Il rischio che lei nel frattempo si sia già addormentata è elevatissimo.
Però, alla fine, qualsiasi cosa  succeda, terminata con successo questa avventura, enjoy yourself!".
Che dire, ringranziando N. R. per i suoi saggi insegnamenti e sperando che Intimissimi, Victoria's Secret, Lovable & Co. inizino a produrre reggiseni con quel sano ed antisesso velcro penso questo: certo che se ti trovi di fronte Adriana Lima, al diavolo il reggiseno!

lunedì 25 aprile 2011

Pasqua in casa Amarillys

Menu di Pasqua
- antipasti: torta di riso, torta pasqualina, insalata russa;
- primo: ravioli al sugo
- secondi: cima con salsa verde, arrosto, costine di agnello fritte;
- contorni: insalata, fagiolini;
- dolci: cioccolata a volontà, colomba, agnello di marzapane, sgute (chi è del sud capirà);
- macedonia

In casa mia ogni occasione è buona per mangiare! Da mia mamma ho ereditato non solo il piacere di cucinare (e mangiare) ma, soprattutto, il piacere di cucinare per gli altri..adoriamo coccolare i nostri ospiti!

Ne è prova il ricco menu scelto per festeggiare la Pasqua e la cura nel preparare la tavola. Per il menu non mi prendo i meriti, dagli antipasti ai contorni è tutto opera delle sante manine di mia madre (ha fatto anche il pane!) ma per la tavola sì!

Basta davvero poco per rendere la tavola diversa da quella di tutti i giorni e adattarla all’evento da festeggiare. Nella mia città , Genova, c’ è un negozio che si chiama “la luna di carta” (come il mio romanzo preferito di Camilleri) dove è possibile trovare tutto ciò che serve per organizzare cene e feste, dagli addobbi alle cose per la tavola.

Per la giornata di ieri ho comprato dei sottopiatti a forma di fiore verde e dei tovaglioli di carta a fantasia pasquale che ho piegato e fermato con un piccolo nastro bianco e una coccarda; poi ho preparato un centrotavola disponendo su un’alzatina dei cioccolatini tipici di pasqua. ..ed ecco qua il risultato!




Buona Pasquetta a tutti!

giovedì 21 aprile 2011

I provinciali


Come mi incazzo quando sento qualcuno che dice che Genova è una città provinciale.
Proprio non riesco a capire il perché di questo pseudo-gratuito-insulto.
Poi però, mi ricredo.
In questi giorni, complice l'Euroflora, al Comune viene l'idea di creare una sorta di Rambla stile Barcellona in Via XX Settembre, via centrale sia logisticamente parlando che per quanto riguarda lo shopping più sfrenato.
Premetto subito che parlare di Rambla è, chiaramente, esagereato, ma di ciò ne era consapevole anche chi ha avanzato la proposta. Ah, già, non vi ho ancora detto di cosa si tratta, beh, faccio prima e facilito le cose mostrandovi di cosa sto (indirettamente, perché questa è la pietra dello scandalo) parlando.


Bene, ora che siete coscienti proseguo.
Conclusisi i lavori sento in giro, ma principalmente leggo su Facebook, commenti sprezzanti, insulti al Sindaco (che qui da noi è malignamente soprannominata "la gattara"), insomma le peggio cose per 40 metri - e sottolineo 40 metri - di novità, senza che nessuno argomenti il suo pensiero con un minimo senso (anzi)!
La maggior parte dei commenti dice: "la gattara poteva mettersela in casa!"; "ecco la Rambla genovese, cioè l'equivalente, che già a dirlo fa ridere!", "potevano evitare di farci prendere per il culo". Potrei aggiungerne a palate.
A Genova non succede MAI nulla, Genova è una città ferma, alla ribalta del mondo esterno al massimo una volta all'anno in occasione del Salone Nautico (ormai neanche più il derby attira l'attenzione e, forse, con mio sommo, ma sommo dispiacere [oooh], l'anno prossimo non avremo neanche più quello), quindi una seppur minima ventata di novità pensavo potesse essere accolta con altri giudizi da parte dei genovesi.
Sia chiaro, non mi aspettavo sicuramente fuochi d'artificio, manifestazioni di acclamazione popolare o altro. So benissimo che i gusti son gusti, ma dire non mi piace a prescindere (mi sembra di averlo già scritto in un altro post) è da persona che non pensa, ed in particolare gridare "è una cagata pazzesca" - citando una battuta di uno tra i genovesi più famosi - solo perchè il Sindaco può risultare più o meno simpatico, beh, lasciate ogni commento o Voi che entrate.
Non ho espresso la mia opinione in merito, se vi interessa basta chiedere.
Purtroppo capisco perché Genova è una città provinciale (a questo punto lasciate mugugnare anche me).

P.S.: questo post è stato scritto d'un fiato, con la volontà di trasmettere nel modo più vero quello che avevo voglia di dire, senza pensare troppo.

"CARICA A 200...LIBERA!!!" Questa é da intenditori..


Buongiorno a tutti, mi chiamo Amarillys e sono telefilm-dipendente.

Premesse: il termine telefilm è generico e comprende senza distinzioni le serie televisive, le fiction ecc. ecc.; la dipendenza riguarda soprattutto le serie/telefilm americani, quelli italiani mi capita di seguirli ma non provocano assuefazione.

La mia dipendenza è iniziata nel lontano 1996 quando Rai3 ha iniziato a trasmettere “Friends”, una delle serie televisive più belle degli ultimi 150 anni.

Negli stessi anni ho iniziato a seguire “E.R. medici in prima linea” e ancora oggi non mi capacito della morte del Dott. Greene.. degno successore di E.R. è, a mio parere, “Grey’s Anatomy” (sul punto potrebbe aprirsi una querelle perché non ho citato Dr. House, devo confessare che non lo seguo, non si concilia bene con la mia ipocondria. Ecco cosa è successo quando, mossa da buoni propositi, ho iniziato a guardare la prima puntata della prima serie: la protagonista, insegnante elementare, inizia a dire frasi senza senso, la portano dal mitico dr. e la prima diagnosi è infiammazione delle vene del cervello.. inizio ad avere mal di testa e, quindi, spengo. E’ vero che anche in E.R. e Grey’s ci sono casi medici, ma poi l’attenzione viene spostata sui personaggi della serie e sulle loro storie, e la mia attenzione si focalizzava, rispettivamente, sul bel pediatra Clooney e sul dott. Stranamore, quindi la mia ipocondria rimaneva latente).

Dagli ospedali sono passata alle scene del crimine: CSI Las Vegas rimane il migliore! come Grissom nessuno mai..

Poi ci sono tutte quelle serie televisive che hanno per me un effetto terapeutico. Quando ho bisogno di distrarmi e di trascorrere un paio di ore di puro “cazzeggio” mi riguardo: Will e Grace (Karen è favolosa!), brothers and sisters, una mamma per amica, Ally Mcbeal e poi ci sono loro…quelle 4 donne meravigliose che hanno fatto di Manolo un amico di famiglia, che ci hanno reso cittadine onorarie di New York, che hanno sdoganato il termine pompino, che ci hanno insegnato un uso alternativo del massaggiatore per i piedi, che ci hanno fatto capire quanto è importante e bello avere delle amiche sincere e che hanno fatto capire agli uomini che noi donne, tra di noi, parliamo di sesso proprio come fanno loro..se non meglio..o peggio (ah se potessero parlare le mura di casa della mia amica!).

Durante la mia settimana di quarantena, causa influenza, ho iniziato a guardare lie to me. Serie piacevole, bella l’idea del protagonista super esperto di espressioni micro facciali per cui capisce subito se menti.. però la fanno un po’ facile. Lo schema tipico di una puntata è questo: c’è un reato (omicidio, incendio, sequestro..), la polizia ha un sospettato numero uno che, durante l’interrogatorio in presenza del super esperto di bugie, confessa di essere il colpevole ed ecco che il protagonista interviene dicendo “l’assassino non è lui, ha mentito” e poi riesce a trovare il colpevole..

Seguo anche “the good wife”: avvocato/paladina della giustizia la cui vita viene travolta dagli scandali, anche a sfondo sessuale, del marito, pezzo grosso della procura, che finisce in carcere. Un po’ troppo buonista per i miei gusti, preferisco l’avvocato più cinico alla Ally Mc Beal e soci, ma nel complesso è fatta bene, la consiglio.

Adesso voglio iniziare “Dexter”…me lo consigliate?

martedì 19 aprile 2011

Et voilà i Baustelle


Decisamente il mio gruppo italiano preferito.
Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini, nella loro formazione attuale.
Ormai - si fa per dire - al loro quinto album, le canzoni che propongono continuano a riflettere situazioni mai così reali, trasportando in musica e suoni i taboo e la spensieratezza che quotidianamente si mischiano nella vita reale.
In un susseguirsi di allegria e vivacità (con pezzi come "La settimana bianca", "Colombo" ed "Un romantico a Milano"), lentezza ed introspezione ("Il corvo Joe", "L'ultima notte felice del mondo") fanno sì che il loro sound si riconosca sin dal primo "colpo d'orecchio" (anche quando a cantare i loro testi sono altri). Proprio in questo sta la loro originalità, il distacco da un espressivismo - termine esistente - che nel tempo rischia di non lasciare più spazio all'innovazione (in questo senso vi propongo un altro gruppo che trovo interessante e del quale forse parlerò: "Il Genio". Conosciuti, putroppo, solo per il tormentone "Pop Porno").
La conseguenza del loro stile non è la banalità, bensì la semplice coscienza di sapere cosa si andrà noi andremo ad ascoltare e loro a proporci.
Perle come "Le rane" e "La guerra è finita" (peraltro con video girato nella mia amata Genova) raccontano e musicano situazioni quanto mai vere.
Ne "Le rane", ad esempio, la cognizione di vedere davanti ai propri occhi il cambiamento, il ricordo di ciò che era e non è più, viene cantato con una leggerezza e facilità tali da rendere l'ascoltatore l'assoluto protagonista, gettandolo in un mondo che esiste ma che non si vede o che si ha paura di vedere.
"La guerra è finita", beh, già il primo ascolto è illuminante. La costrizione di non essere liberi di scegliere, di essere sempre portati a render conto di ciò che si fa nella propria vita, di dipendere dalle altrui aspettative. Situazione quanto mai attuale.
Credo che anche questi - e soprattutto questi - siano i temi da affrontare, da sviluppare con un linguaggio che solo film e canzoni riescono ad esprimere e portare, come dire, terra a terra, in modo da rendere il concetto comprensibile ed alla mercé di tutti.
Certo, de gustibus non disputandum est diceva qualcuno, e non nego che possano anche non piacere. Ma il pre-concetto di non ascoltarli per qualche futile ragione o antipatia di pelle potrebbe rivelarsi "letale": perdereste qualcosa di unico nel panorama italiano.
Insomma, non c'è via di mezzo, come dal salumiere: "sono i Baustelle, lascio?".

mercoledì 13 aprile 2011

se nasci velina.......


A me le veline che vogliono dimostrare di essere anche intelligenti fanno ridere.
In quest’ultimo periodo si discute parecchio delle donne oggetto e dell’uso del loro corpo per pubblicizzare ogni sorta di prodotto commerciale.
In realtà questa polemica è sempre esistita, ma negli ultimi mesi si è accentuata sulla scorta dei vari scandali a sfondo sessuale che hanno interessato Berlusconi e che hanno portato ad etichettare lo stesso come il promotore di un certo modello di donna, visti i programmi storici andati in onda sulle sue reti, drive-in e striscia la notizia, dove la donna bambolina che se apre bocca è solo per fare una battuta da cretina/oca, che balla (o almeno ci prova) praticamente nuda, diciamo che non è mai mancata.. ma le veline non ci stanno! (anche se secondo me ci sono state eccome…) infatti sostengono che l’uso che si fa del loro corpo non è molto diverso da quello fatto nelle pubblicità che riempiono le pagine dei quotidiani o, meglio, proprio di quei quotidiani che tanto le criticano, “La Repubblica” in primis.
E’ vero. In parte.
Innanzitutto, che i programmi televisivi trasmessi sulle reti mediaset siano stati i primi a diffondere un certo modello di donna non penso sia proprio vero e, comunque, se anche fosse non mi sembra che le altre reti televisive abbiano rifiutato indignate questo modello di donna, anzi.. di certo le varie barzellette raccontate da Berlusconi durante gli incontri ufficiali aventi ad “oggetto” la donna non sono esempio di buon gusto e signorilità né fanno ridere, ad eccezione dei soliti ruffiani, ma questo è un altro discorso.
Poi, non facciamo confusione.
Una cosa è la donna che si vede sulle riviste di moda, un’altra cosa è la donna che fa la velina e con questo termine mi riferisco in generale a tutte le varie letterine, schedine e soubrette di ogni tipo. La prima indossa degli abiti per pubblicizzarli ed è consapevole dell’uso che fa del proprio corpo che, in ogni caso, è fine a sé stesso. La seconda, invece, usa il proprio corpo come mezzo per entrare a far parte del mondo dello spettacolo, in modo particolare quello televisivo.
Se le veline non fossero disposte a ballare mezze nude solo per pochi minuti e poi, a fine “stacchetto”, a fare la figura della bambolina e lasciare lo studio, secondo voi, avrebbero altre possibilità di entrare nel mondo dello spettacolo? No, perché oltre a ballare mezze nude per pochi minuti e a fare la figura della bambolina a fine “stacchetto” non sanno fare altro.
Non ci nascondiamo dietro la solita frase da femminista anni ’70 per cui la donna fa del proprio corpo ciò che vuole. Sarebbe condivisibile se la donna, oggi, fosse davvero libera di scegliere. Ma me la chiamate libertà di scelta quella della velina? O hai la settima di seno o in tv non ci entri; o sei disposta a ballare svestita o in tv non ci entri; o sei disposta a fare la parte della bambolina senza cervello o in tv non ci entri; o sei disposta a pubblicizzare cellulari in costume da bagno a bordo piscina o la pubblicità non la fai; o sei disposta a posare nuda (seppur nudo “artistico”, naturalmente) per un calendario o l’ospitata al programma trash di turno non la fai.
Questa è la donna che legittima Berlusconi a raccontare barzellette e a fare battute di cattivo gusto e, ancor peggio, questa è la donna che a quelle battute ride.
La donna deve imparare una cosa: può e deve fare solo quello che è in grado di fare e che merita di fare e non usare il proprio corpo come mezzo per raggiungere obiettivi che, altrimenti, non raggiungerebbe.
Perché poi si arriva al paradosso per cui se sei una bella donna e ricopri cariche pubbliche importanti non vieni presa sul serio perché, per essere dove sei, sicuramente l’hai data a qualcuno; se, invece, sei una donna non proprio bellissima devi, almeno, essere intelligente, altrimenti come me li spieghi i tuoi successi???
In conclusione.. vuoi fare la velina? Benissimo, ma non sentirti in dovere di dimostrarmi che sei anche intelligente perché il contratto non lo prevede.

TiVi or not TiVi?


Premesso che senza TiiVii non riuscirei a stare stile Homer Simpson col suo via cavo, sarebbe troppo semplice fare dei finti moralismi su quello che viene trasmesso nell'ormai ex tubo catodico.
Però, dal momento che a me piace vincere facile, mi lancio in questo post come farebbe Zio Paperone nella sua piscina di dollaroni.
On.
L'altra sera, subito dopo cena, inizio uno zapping disperato alla ricerca di qualcosa da gustare e, scorrendo velocemente il pollicione sul tasto +, mi imbatto in una maggiorata bionda e piuttosto cicciottella che ballicchia sgraziatamente con a fianco un pupazzetto digitale con le fattezze di colui ritengo essere il fautore del trash televisivo italiano: Enrico Papi.
Fin dalla mia infanzia ho, purtroppo, avuto a che fare con codesto personaggio anche se non nego che programmi come Sarabanda, quantomeno all'inizio, li seguivo addirittura con un discreto piacere (chi non ha commesso errori?!). Tuttavia, e fortunatamente, mi si sono aperti gli occhi, ma aperti non per un'illuminazione, ma per lo stupore - ed il terrore - di vedere comparire nella mia adorata scatolina un personaggio assai triste, con un nomignolo decisamente più mansueto rispetto ad un cartone animato cult degli anni '80-'90: mi riferisco all'Uomo Gatto!!
Ormai era troppo tardi, Enricuccio aveva reso il trash parte integrante della cultura italiana (sia chiaro, gli anni '80 sono stati anni assolutamente trash, ma essendo stato io troppo piccolo per conoscerli mi limito a parlare di ciò che "non ho visto, ho vissuto").
Il maculato personaggio (e non mi riferisco al comico Dado, per il quale nutro profonda tenerezza stante l'inutilità delle sue battute) ha fatto sorgere in me il dubbio che alla gente importasse sempre più ed esclusivamente del nulla cosmico, della assoluta necessità di fissare un qualcosa inebetiti.
Pian piano questa convinzione si è fatta certezza e così han potuto farla da padroni programmi come Bisturi! Nessuno è perfetto, Campioni-il sogno, La fattoria, La pupa e il secchione (per ben due serie e con il successo di culi e seni di ragazze che quei culi e seni li hanno, così pare, fieramente ed a caro prezzo sfoderati in ville vips).
Di programmi così ne potrei citare a bizzeffe ma non vi tedio oltre.
Oggi però assistiamo ad un nuovo cambiamento.
Il telespettatore medio è passato dalla visione lobotomica dello schermo colorato alla necessità di avere qualcosa di eccezionalmente morboso di cui parlare. 
Mi riferisco agli efferati e, ad oggi, purtroppo irrisolti fatti di cronaca accaduti negli ultimi mesi ed anni. Fatti che nessuno vorrebbe sentire ma per i quali, paradossalmente, si vuole sapere tutto, vero o falso che sia; ciò che importa è sapere, ma poco importa (1) quale sia la verità e, soprattutto, (2) che quella verità dovrebbe restare "cosa privata", così da rendere quantomeno giustizia - se mai la giustizia servisse a qualcosa - solo a chi con lacrime vere la richiede.
Ma così non è, ed ecco che sbucano fuori plastici di villette, riproduzioni di biciclette, fantomatici esperti che affollano le trasmissionette in prime time e seconde serate.
Sbuca fuori Salvo Sottile (che poi di sottile ha proprio poco, battuta alla Dado, mi faccio tenerezza da solo).
Insomma, di tutto e di più per fare audience sulla tragedia e sulla falsa giustizia (l'ho premesso che sarei caduto in facili moralismi).
Indignato da quanto vedo e consapevole che ciò che ho espresso null'altro sono che brevi riflessioni di un amante della televisione, ho volutamente lasciato da parte altri argomenti (talk-show politici in primis, Grande Fratello 4, 5, 6 e 7 - periodico -, Isola dei Famosi, ecc.) sperando che quel poco - e male - che ho scritto possa quantomeno far pensare su quali siano oggi le "necessità culturali" dello spettatore medio italiano.
Ma un bel film al posto di fiction e contenitori spazzatura, no?
Concludo, infine, dicendo che sento vivamente la mancanza di quelle belle tettone sode che venivano sfoggiate con disinvoltura in Colpo Grosso. Cin cin, cin, cin. Bei ricordi.
Off.

venerdì 8 aprile 2011

benvenuta primavera..con rimpianto..


Nonostante la splendida giornata di sole e le temperature quasi estive stasera non ho rinunciato al rito del camino acceso. In inverno non solo ha l’importantissima funzione di riscaldare l’ambiente, in modo particolare la cucina dove si trova, ma, sembrerà strano per chi non ha il camino in casa, fa compagnia. Nel cantico delle creature S. Francesco lo descriveva anche come bello et iocundo e l’atmosfera che crea è proprio così…di allegria, di calore...di famiglia.
Devo fare una premessa: adoro l’inverno!
Innanzitutto, adoro l’abbigliamento invernale (parole sante quelle di Coco Chanel quando diceva che mai nessun uomo riuscirà a proteggerti come un cappotto di cachemire).
Poi adoro uscire da casa e sentire il freddo, camminare per la mia città e pensare alla splendida sensazione di sollievo che proverò nell’entrare in un luogo caldo.
Paradossalmente, adoro lamentarmi del freddo!
E poi, quanto è bello entrare in casa e trovare lui... il camino acceso!che mi fa compagnia mentre leggo, riviste e libri, mentre guardo la tv, mentre ceno con la mia famiglia (e non vi dico poi quando facciamo la carne alla brace o le caldarroste...), mentre chiacchiero con mia madre e mentre scrivo i miei post..come in questo momento.
Con stasera si chiude questo rito..quindi godiamocelo fino alla fine e benvenuta primavera!

Avrei avuto voglia di...


Avrei avuto voglia di parlare di televisione, delle bizze tra il "pungente" Brunone Vespa ed il sempreverde Pippo nazionale, ma leggiucchiando distrattamente le pagine online di diversi quotidiani mi sono imbattuto nell'ormai noioso e già sentito attacco alla Costituzione.
Mi tocca di nuovo parlare di politica, e ne sono un pochetto stufo.
L'odierna boutade del nostro Presidente (che non ha assolutamente comprato casa a Lampedusa, mi scuso per il mio errore nel post "The show must go on" ma, sapete, mi fidavo) riguarda la scarsità di poteri di cui disporrebbe l'esecutivo; lo cito, ad esempio, quando ricorda che è il Capo dello Stato che promulga le leggi e dice: "viene approvato, esce magari dal Consiglio dei ministri un bel purosangue e viene approvato, se va bene, un ippopotamo che il cavallo lo ricorda solo nel nome". Bene, ma povero Napolitano, dico io, con tutte le vaccate che gli avete propinato dovreste essere mestamente entusiasti della creazione di un bell'ippopotamo. D'altronde, non è stato ponderatamente piazzato l'Elefantino a sproloquiare dopo gli sproloqui del Tg1? Il peso specifico, mi consenta, è simile.
Ma non è solo questo il punto.
Il secondo problema è incentrato sulla Corte Costituzionale - che ricordo essere il "Giudice delle leggi" - la quale, a parere di qualcuno non sarebbe del tutto imparziale (ogni tanto, effettivamente, le toghe son color rosso), infatti "se questa legge non piace ai pm di sinistra la impugnano, la portano alla Corte Costituzionale che, essendo composta da undici persone composte dalla sinistra e da quattro che provengono dall'area di centrodestra, la abroga".
E mi va be di nuovo, con la matematica ci siamo, ma con la logica un po' meno: prima "viva!" la Corte Costituzionale (dammi ragione sul difetto di attribuzione), poi "abbasso!" la Corte Costituzionale (mi abroghi sempre le mie belle leggi, brutta cattiva!). Dai, su, un minimo di coerenza! Che lo Zingarelli, peraltro, per chi non lo sapesse definisce come la qualità del coerente laddove il coerente è colui che è privo di contraddizioni.
Ma non diamo peso alle critiche Presidente! Per fortuna ci sono illustri personaggi che Le dedicano odi, poemi e poesie. Non posso, in questo senso, esimermi dal pubblicare questo capolavoro, sarebbe disinformazione: "Tu che pensi, che immagini, tu che trasformi la realtà in sogno, esprimi il desiderio di esserci, di resistere. Tu che hai voglia di dare, vedi un universo senza argini e confini, un mondo che crede nel progresso. Tu che ami, tu che, semplicemente, sei" (peraltro cadendomi sul finale dove c'è un evidentissimo plagio della canzone "A te" di Jovanotti; ormai Scilipoti ha dato il cattivo esempio. Qui la meravigliosa versione recitata dall'autrice). Sgomento.
Caro "boh!", hai proprio ragione.

giovedì 7 aprile 2011

C'era una volta..

C’era una volta un’idea. Geniale.
Era l’arte di governare (definizione aristotelica piuttosto risalente credo; mi si perdonerà la spocchiosa citazione) e si chiamava politica.

E c’erano i politici, che della politica erano ad un tempo strumento e motore. L’uomo agiva per la realizzazione di quell’idea, era al suo servizio.

Per evitare che l’uomo prevaricasse l’idea, uccidendola, si eleggevano dei rappresentanti del popolo (i politici, appunto) che fossero uomini preparati e giusti, che fossero addirittura i migliori. Che si riunissero per scambiarsi idee, opinioni, pensieri. Che si confrontassero sulle questioni più alte ed urgenti. Che cercassero di conseguire l’interesse della comunità, rispettando le persone e i pareri altrui.

Alla politica si affiancava l’etica. Era insita nell’uomo e consentiva che l’equilibrio fosse perfetto. Era un valore da perseguire e una garanzia da tutelare. Ogni politico avrebbe agito nell’interesse generale e non nel proprio.

Poi, poco a poco, la società cambia. Forse si evolve, senz’altro si modifica. Perde le sue certezze per inseguirne di nuove e l’equilibrio si rompe. Nascono nuovi valori e i vecchi finiscono con l’essere soppiantati. Lentamente, ma in maniera inesorabile.

L’etica non è più sentita come un bisogno urgente. Inizia una corsa all’affermazione personale, in cui tutto è lecito. L’interesse generale sfuma, fino ad essere dimenticato. Fino a che l’equilibrio si rovescia.

Non è più la politica a servirsi degli uomini, ma sono gli uomini a servirsi della politica.

E come una bella donna che si involgarisce fino a diventare caricatura di se stessa, perde di interesse agli occhi dell’uomo onesto. Si lascia traviare da chi, senza scrupolo e privo di sentimenti, la sfrutta succhiandone la polpa con egoistiche scopate.

Nasce così un teatrino di nani e ballerine, di giullari e di lacchè, di politicanti e predicatori di se stessi. Con buona pace di chi in quell’idea aveva creduto.

La politica, smarrita, è massacrata a colpi di festini orgiastici e deliri di onnipotenza. Si trasforma ancora. Non è più caricatura ma puttana. Incapace di reagire sta lì, inerte.

Ma porta in sé il seme di un’idea. Geniale.
Chissà che ciascuno di noi, in coscienza, non possa tenderle una mano e riportarla ai fasti di un tempo.

martedì 5 aprile 2011

È giunto il momento delle decisioni irrevocabili! (prrrrrrrrrrrr!)



Attenzione, attenzione, attenzione.
In questi giorni un risicato gruppetto di benemeriti "chi minchia sono?", il cui primo firmatario è il Sen. Cristiano De Eccher (sconosciuto perfino da Google), ha presentato un disegno di legge costituzionale - primo passo verso la "creazione" di una legge costituzionale - che pretenderebbe di abolire la c.d. apologia del fascismo.
Forse non tutti sanno che la nostra Costituzione è composta da 139 articoli più le "Disposizioni transitorie e finali". Queste disposizioni sono, passatemi il termine, una sorta di "libretto di istruzioni" per la nascitura Costituzione e Repubblica, e la numero XII, al suo primo comma, così recita: "è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma,del disciolto partito fascista".
Già con la L. Cost. 1/2002, uno scellerato governicchio, forse incapace di intendere e di volere, commise un errore nel toccare queste sacre scritture permettendo agli eredi di una esiliata famiglia sabauda di rimetter piede nel nostro territorio obbligando così il popolo italiano, ed in particolare i telespettatori del sabato sera, ad assistere alle sciagurate performance di colui che fu principe e poi, dopo tanti sacrifici, ballerino e cantante provetto.
Tuttavia, le sue esibizioni, inspiegabilmente almeno per me, piacquero ed il "nuovo" (o "vecchio"?) arrivato ottenne inaspettati risultati in prestigiosissime competizioni quali Ballando con le stelle (dove vinse) ed il Festival di Sanremo 2010, dove immeritatamente arrivò secondo, dico immeritatamente perchè con un capolavoro così non poteva non vincere (ed infatti se ne andò un poco crucciato).
Se non avete capito di chi sto parlando vuol dire che non sono in grado di spiegarmi (non sicuramente che non avete capito voi, sia chiaro).
Tutto ciò per dirvi questo. L'orrore nel modificare in maniera del tutto casuale ed incosciente le "Disposizioni transitorie e finali" è già stato commesso una volta, ritenete opportuno che quanto accaduto si ripeta? Capitemi. In caso contrario non dovrete però meravigliarvi nel vedere un pomposo On. Francesco Storace gigioneggiare beato per quel di Roma, saltellando su e giù, qua e là, al ritmo di Singin' in the rain con sottobraccio il mezzo-busto del Duce; oppure assitere all'ennesima crisi di identità politica dell'On. Alessandra Mussolini (MSI o AN, AN o Alternativa Sociale, Alternativa Sociale o PDL, PDL o Partito Fascista, ma sicuramente "meglio fascista che frocio" [cit.]).
Salvateci!
Parlando seriamente e facendo della buona demagogia, del sano populismo nonchè dell'ottimo qualunquismo, sono veramente queste le necessità del nostro "bel paese" (e non mi riferisco al formaggino)? Passi il voto di oggi alla Camera per sollevare il conflitto di attribuzione (non vorrete mica lasciare l'Italia senza la sua guida, impegnata a districarsi e trovare l'uscita del Tribunale di Milano coi suoi labirintici corridoi, sia mai che sbagli porta - a porta), passi il "vaffa" di un Ministro al Presidente della Camera (di cui ho già in precedenza scritto e a cui vi rimando), ma questo cosa mi/ci rappresenta?
Per fortuna che questa folle, folle, folle idea è ancora un ddl e già l'impeccabile Presidente del Senato ne ha preso le distanze. 
Sì, proprio lui ed incredibilmente lui.

lunedì 4 aprile 2011

Ragione o torto?


Premesso che lo Zingarelli (rigorosamente "minore") ci regala una diversità di definizioni in merito, approfondirei la questione sulla seguente: la ragione è "la facoltà di pensare stabilendo rapporti e legami tra i concetti, di giudicare bene discernendo il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto".
Quante volte abbiamo assistito a salotti e conferenze nei e nelle quali si sente qualcuno gracchiare "eh no, io ho ragione, e tu hai torto!" e per tutta risposta, come l'eco in un canyon, "eh no, io ho ragione, e tu hai torto!".
La sottile differenza tra torto e ragione sta tutta nel concetto. Ed anzi, l'esistenza stessa di tale distinzione viene meno laddove la giustezza del concetto non è oggettiva (ad es. ha certamente ragione chi dice che la bandiera dell'Italia è di tre colori) ma da provare attraverso un'argomentazione (sempre lo Zingarelli - sempre "minore" - in un'altra definizione identifica la ragione come "argomentazione, prova, dimostrazione usate per persuadere qualcuno, confutare un ragionamento o dimostrarne la validità).
Venendo al concreto, in tutti i casi in cui due o più persone esprimono un parere personale frutto di un proprio ragionamento come si può sostenere la ragione dell'uno ed il torto dell'altro?
Si potrà al limite ritenere che un argomento è maggiormente fondato; ma se il concetto non è oggettivo non se ne potrà mai sostenere la piena ragione. E se non c'è piena ragione non c'è ragione.
Più semplicemente, limiterei la prima definizione in: ragione = "facoltà di pensare".
Ha ragione chi, pur facendo valere le proprie idee, è consapevole che il suo interlocutore ritiene al tempo stesso di aver ragione, ed in ciò lo rispetta, senza pregiudizio.
Tutto questo sproloquio per dire che non tollero le prese di posizione di chi non ragiona [ragionàre, v. intr. - usare la ragione per riflettere, discorrere o argomentare con rigore logico].
Ho forse torto?