Dunque, da dove partiamo?
Dal mio ormai atavico pessimismo?
Ma anche no, vi annoierei più di quanto non faccia.
Parto quindi sostanzialmente a caso.
Lunedì, che ormai è diventato il mio peggior incubo, mi son svegliato con il solito scazzo e voglia di far nulla, certo che nel corso della giornata sarebbe sensibilmente aumentato. E così, chiaramente, è stato.
Eh, già, perché sono in quel periodo nel quale avendo solo ventisettequasiventotto anni posso permettermi di pensare ancora al mio futuro. Già, magari. Mi salvo avendo un amico in banca (gli ex-otaghiani/isti capiranno).
Dicevo, già. Non è proprio il momento di pensare ma è necessario avere certezze. Ed io, come avrete capito, queste certezze proprio non le ho. Quindi, tornando al discorso sul lunedì, che poi non è un discorso sul lunedì ma solo uno spunto (e nemmeno sul lunedì), ecco che tutta una serie di circostanze avverse/segnali si manifestano in rapida successione invadendo pure il giorno seguente e creando quel continuum che mi ha fatto pensare ad alta voce "e che cazzo, però".
Mi limito ai due più "grandi" eventi tralasciando i numerosi corollari.
Lunedì. Classica giornata di pioggerellina che si trasforma in un diluvio non appena devo metter piede fuori. Aspetto nell'androne speranzoso di un segnale di pietà non avendo, come di consueto, l'ombrello. Per i 30 secondi successivi (che è un po' il mio tempo limite per tutto, e la Iaia ne sa qualcosa) nulla cambia ed allora io, da bulletto, scambio uno sguardo col mio "vicino di attesa" e convinto gli dico: "io me la rischio". Neanche 5,75 metri ed ero fradicio. Percorro pesantemente i restanti 400 metri circa che mi separano dal nuovo portone e pochi passi prima di entrare ecco la quiete. Ah, nel mentre le porte dell'ascensore inesorabilmente mi si chiudono in faccia; destinazione ultimo piano, il mio.
Ma se questo è un must, il giorno seguente nella poca buona sorte ho pure avuto culo. Esco di casa, salgo sulla Vespa, giro la chiave, schiaccio lo starter ed una inesorabile pernacchia accompagna ritmicamente il pollice che preme a ripetizione. Vuoi vedere che... esatto, oggi treno. Non vi racconto com'è stato rimettere piede su di un mezzo pubblico, tralascio. Passa la giornata. La sera torno a casa pensando già che avrei dovuto spingere il mezzo dal meccanico. Rassegnato scendo. Solo per curiosità e certo che non mi avrebbe fatto lo scherzetto, mi siedo sulla sella e provo a mettere in moto, sia mai. Risultato: dal rombo sembrava un'Harley. Partenza alla prima e conseguente mio fanculo! "Vabbè, tu mi hai lasciato a piedi? Io ti porto dal "dottore" lo stesso, tié". Percorro quindi la salitina che separa il parcheggio privato del condominio alla strada pubblica proprio mentre una volante della polizia, a passo lentissimo, mi incrocia e si ferma lì, davanti a me. Il tizio in divisa, braccio fuori dal finestrino, guarda. Bah. Flash: cazzo il casco è nel bauletto! Biascico una giustificazione poco sensata ma fortuna vuole che proprio 10 minuti prima quelli del secondo piano avevano iniziato un remake de la Guerra dei Roses e qualche condomino zelante deve aver fatto il 112. "Il casco va in testa, non nel bauletto", e via verso la bruttissima copia di Michael e Kathleene.
Come avrete avuto modo di capire leggendomi, ogni mio racconto è un po' come una fiaba di Esopo, ha una sua morale. Quella di oggi è: non lasciarti trascinare dagli eventi, dominali. In concreto: non sopravvivere ma vivi.
Cazzarola.
(chi scova la "chicca" nel post & co. è bravo, e vi ho già dato un aiuto)
Credevo che la morale fosse di dare una sbirciata al meteo prima di uscire di casa;
RispondiEliminama la tua è di granlunga superiore! ;)
Uauauaua! Anche la tua non scherza! Terrò a mente.
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