venerdì 29 luglio 2011

Orrori da un matrimonio - Le signore degli anelli (di M.C.)


I ricordi illuminati da antichi gioielli di antiche signore, in estati inondate di sole, dove un prato ed il gusto di un sapore trascorso affiorano nella sensazione che qualcosa sene è andato, per sempre.
Ognuno di noi ha un’idea, che nasce da un concetto, per qualunque cosa… questa è per me l’assoluta summa del bello, della delicatezza, della involontaria pietra di paragone di tutto ciò che mi capita di osservare.
Sarebbe stato, forse, più puntuale esprimere questo concetto alla fine della scorsa puntata, invece, così facendo, forse, a voi lettori è più evidente il collegamento con l’argomento odierno… ed ancor più il mio pensiero!
Sposarsi è, inassoluto, il gesto più importante e, al contempo, più semplice: un terrorizzato Don Abbondio, consapevole della rapidità ed efficacia delle promesse nuziali, fuggiva inferocito davanti a due promessi che, con l’inganno, cercavano dinnanzi a lui la loro giustizia.
Tanta semplicità, da sempre, viene incarnata dal più semplice degli oggetti: la fede nuziale.
Nessuno, sovrani o semplici ricchissimi, capi di stato od impiegati, ha saputo, nel tempo, rinunciare all’imperativo categorico del cerchietto d’oro, più convesso o più largo, alla francese o sottilissimo, praticamente sempre in oro giallo o rosso.
Notissima la pepita del Galles, che da generazioni dona il simbolo d’amore per la famiglia Reale Britannica, ed al pari noto il fatto che lei, la fede, proprio perché unica, non può mai essere confusa con un altro anello.
Insomma, si potrebbeso stenere che sulla fede tutti abbiano le idee chiarissime e che, di conseguenza, neppure io potrei trovare qualche critica da sollevare… errore!
E’ tanto triste quanto relativamente recente “tradizione” creare mostruose giga fedi in oro bianco (che va tanto di moda, senza comprendere, ovviamente, cosa per essa si intenda) lisce o martellate – come le teste bacate di chi le sceglie – adorne di brillanti “purissimi”, doppie, alte e “a giorno”, con i tre ori che si intrecciano, eredità degli anni’80, e, per concludere in bellezza, fusione larga a treccia di due ori con pessimo diamante mal incastonato.
Insomma, se Hugh Grant volle semplicemente scherzare nella sua bella commedia “Quattro matrimoni e un funerale” con quegli strani anelli di emergenza sottratti agli invitati per mettere una pezza alle sue manchevolezze da testimone, oggi la realtà supera persino l’ironia british!
Così, finalmente, il quadro è completo: ecco la sposa strizzata in due taglie e mezzo meno della sua ingiusta silhouette, entrare nella Basilica tra due ali di visitors addobbati a caso, raggiungere l’Altare dove, ad attenderla, il grande amore, in raso lucido, sudato come un capitone della vigilia partenopea, che tenta goffamente di infilarle al dito una “buona cosa di pessimo gusto”.
Troppo cattivo? Forse si ma, diciamocelo sotto voce, me le tirano fuori con la forza… la bellezza è negli occhi di chi guarda; questa riflessione dovrebbe essere l’ispirazione per voler, brutto a dirsi ma vero, apparire migliore, che ne so, signore!
Così, se un tempo le cifre servivano solo per indicare che il tale oggetto era di proprietà di un tal gentiluomo, oggi vogliono dare l'idea che quell'uomo, forse, vorrebbe essere gentile... che dire "m.c.", rigorosamente MINUSCOLO.

1 commento:

  1. Sono totalmente d'accordo con quanto hai scritto; anche io destesto quegli "abomini dorati" che la gente compra...la fede è una e sola :)

    RispondiElimina