lunedì 13 giugno 2011

L'Ile de Porquerolles

Per il ponte del 2 giugno si è deciso di andare ad esplorare il "fantastico mondo dell'Ile de Porquerolles" (che per chi, come me, non ne avesse mai sentito parlare altro non trattasi se non di un'isoletta in Costa Azzurra, qualche chilometro dopo Saint-Tropez, giusto per intenderci).
Partiti con i buoni propositi, fin da subito ci si è resi conto che qualcosa sarebbe potuto andare storto.
Non appena superato il confine, infatti, la situazione meteorologica era più o meno la seguente:

Che dire, sembrava più di dover andare a trovare la bella Nessy in quel di Lochness.
I nostri eroi non si sono comunque scoraggiati ed il viaggio è proseguito con convinzione, e con una doverosa tappa a Cannes, dove ci si è resi conto che la ricchezza è qualcosa di meraviglioso ma che, purtroppo, per nulla ci appartiene (per ora!).
Ridimensionate le nostre velleità ci siamo sistemati nel nostro bellissimo e spaziosissimo bungalow sull'istmo di terra che collega la terraferma, appunto, a Giens, porticciolo da dove partono i traghetti-ni.
Ecco, per completezza aggettiverei il bungalow anche con "silenziosissimo"; per spiegarmi mi tocca svestire i panni di uomo di classe e rivelarvi che anche solo una sibilante flatulenza avrebbe svegliato l'intero campeggio.
Ad ogni modo, grazioso.
La sera stessa del nostro arrivo, cena a Saint-Tropez, giusto per non farci mancare nulla, tra un'entrecote, una tartare e delle cozze scivola giù un buon vinello fresco.
Forse gli effetti del troppo rosè hanno indotto in errore, il mattino seguente ed in prossimità del traghetto per l'isoletta, un membro del gruppo che - anche per l'eccessiva ed ingiustificata fretta mossagli dalla fidanzata - ha omesso di comprare delle racchettine da spiaggia di ottima fattura, costringendosi poi a rimediare con un manufatto molle e di difficile gestione con l'effige del cartoon "Cars" (il cui costo è stato prontamente omesso).
Insomma, "sfigati patentati" giusto per fare un po' una rima. D'altronde, con in mano cose del genere cosa c'è da aspettarsi?


C'è da dire, comunque, - e quindi dico - che l'isola è bellissima ed incontaminata, non peraltro la si girava con queste (per il commento tecnico e suggerimenti chiedere al Dott. A., lui sì, a differenza nostra, esperto):


Le spiagge di sabbia finissima e bianca e l'acqua cristallina giustificano un paragone con le bellezze della nostra Sardegna.
Ad ogni modo, giusto per non smentirmi, tra un bagno nell'acqua fredda, una partita coi fake racchettoni ed una baguette avec jambon (con complimenti sulla pronuncia) ou chevre, sono riuscito a fare il tipico smarrone da italiano.
Vedo in acqua un tizio con un volto non nuovo, sicuramente incontrato nei caruggi genovesi. Mi rivolgo verso la mia ragazza e le dico, a voce moderatamente bassa, testuali parole: "questo qui è di Genova!".
Giusta guisa sento rispondere "si si, siamo di Genova". La voce che fuga il dubbio però è strana, non conosciuta, infatti a confermare la mia tesi era non la mia ma la sua ragazza che avevo praticamente a fianco. La mia, invece, mi scruta, mi guarda, mi fissa come a dire "cheffiguradimmerda!".
Passata dunque la parte "soleggiata" della giornata, le altre sere sono trascorse cenando nella pianobareggiante piazza di Hyeres e nella ridente Giens; entrambe non il massimo - a parer mio -, anche se il ristorante della seconda era molto carino e con francesi incredibilmente simpatici (e cordiali).
Per la mattina di domenica era invece in programma un tuffo nelle vicinanze del delizioso campeggio e poi rotta verso Genes. Era.
Già dalla sera di sabato, infatti, un discreto temporale aveva cominciato a far martellare goccioloni di pioggia sul tetto della struttura in plexiglas (mi correggano gli ingegneri se sbaglio). Il mattino seguente, idem.
Decidiamo dunque di fare una tirata verso casa per evitare anche il traffico del rientro. Risultato: 1) ci siamo portati in Italia il temporale a mò di nuvola Fantozziana; 2) abbiamo puntualmente beccato il traffico del rientro.
Grazie ad una intuizione geniale dell'autista e della co-pilota (devo dire dal sottoscritto osteggiata), abbiamo percorso l'Aurelia da Albenga a Genova in circa 2 ore, evitando così (per miracolo, culo e parte intuizione) ben 6-7 ore di coda in autostrada, i cui costanti aggiornamenti ci giungevano - come i gol di una domenica calcistica - da Isoradio, dei veri "sfigati confermati" (per riprendere la rima).
Conclusione dell'avventura: l'Ile de Porquerolles merita decisamente; per chi si trova ad ovest d'Italia è anche una meta non troppo distante. Consigliata però per una tre giorni, una settimana è forse un po' troppo.
Ah, già, non ho pubblicato neanche una foto dell'isola. Rimedio con questa e rinvio qui (vedere e leggere per credere).


Au revoir.

7 commenti:

  1. No mia cara, OU chevre (prosciutto O formaggio di capra).
    Prosciutto alla capra???

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  2. ah in quel senso..allora si..cmq buono il formaggio di capra..

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  3. sorge spontanea una domanda: dove sono finite le racchettine di Cars??? erano mica usa e getta? no, perchè io dopo che ci avete giocato, non le ho più viste...

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  4. ah, non hai menzionato le nostre deliziose colazioni. E la ancor più deliziosa ed elegante proprietaria del campeggio. Merita la visita. Adorabile.

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  5. racchettine comprate dopo aver venduto una Fred Perry ad Albanese?:-)
    Che bella l'isola di Porquerolles...ci sono stata parecchi anni fa...ha un'unica pecca..troppi km in bici..la mia capacità ciclistica è infinitamente minore dell Dott. A.!!!
    Anonimo Federica

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