mercoledì 19 settembre 2012

Oceania.


L’avevo detto io che riascoltare gli Smashing Pumpkins dopo 12 anni sarebbe stato un rischio, ma non mi sono voluto dar retta ed imbracciate le cuffiete ho schiacciato play ed è partito il primo brano di Oceania, sesto lavoro della band capitanata da Billy Corgan (tecnicamente nel mezzo ci sarebbero la seconda parte di Machina e Zeitgeist, sorvolo).
Senza troppi giri e rigiri di parole, arrivo subito al bullseye: non sono rimasto impressionato e, ad essere schietti, non ci sono arrivato neppure vicino.
L'album in sé è al limite della sufficienza, con qualche bel pezzo al di sopra (The Celestials e Violet Rays su tutti), quel che mi lascia perplesso non è tanto la composizione, quanto lo stile della nuova band di Chicago.
Pongo dunque il seguente quesito: perché chiamarsi ancora Smashing Pumpkins quando di Smashing Pumpkins non si ha proprio più nulla?
Anzitutto, dove sono finiti il cupismo, l’avvolgimento, la malinconia, la rabbia che hanno contraddistinto il quartetto fin da Gish? Svaniti nel nulla, buttati nel cesso per creare questo abominio con un nome che ormai rievoca solo ricordi.
Anche gli Zwan erano, nella loro merda, più Smashing Pumpkins.
Tra i quattro almeno c’era Jimmy Chamberlin (di quel gruppetto apprezzavo anche Paz Lenchantin trovandola discretamente gnocca, non una figa ma de gustibus).
Quelli di Oceania sono gli Smashing Pumpkins? Va bene, ditemi allora dov'è il suono del basso di D’Arcy (o almeno Auf der Maur) o della chitarra James Iha, ditemi dov’è Jimmy Chamberlin.
Nostalgia?
Concordo con la vostra obiezione, un gruppo è la musicalità che trasmette a prescindere da chi la crea; in questi Smashing Pumpkins oltre agli interpreti non c’è neppure quella musicalità, ed associare a questo gruppo un nome di tale importanza non credo personalmente sia cosa accettabile.
Che il disco possa poi essere considerato da chi meglio se ne capisce qualitativamente valido posso anche non discuterlo, nemmeno Machina aveva grandi numeri seppur annoverando la squadra al completo, ma vendere dischi spacciandoli per un prodotto ormai morto equivale a fottersenene delle legittime aspettative di chi, come me, sarebbe stato entusiasta nel ritrovare uno dei suoi gruppi preferiti.
Peccato.

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