domenica 9 novembre 2014

"Momenti di quasi gloria" nel racconto di Christian Roccati By Dott_A


"E' una biografia di 15 anni della mia vita. Da quando sono un ragazzino a 23 anni. Ci sono circa 10 anni di competizioni... faccio capire tutto ciò a cui si deve rinunciare per arrivare a certi livelli. Un inseguimento continuo in cui parlo di cose molto personali... La forma e il livello tecnico salgono, ma mai fino alla vittoria su tutto. Non arrivo mai a essere il più forte, sono uno molto molto forte, ma non primeggio, ci sono record e vittorie una dietro l'altra ma anche sconfitte e mancanze e  poi mille cose divertenti aneddoti avventure, di tutto un po', mentre pochi anni passano ma sembrano tantissimi e cambiano le mode, le usanze, le canzoni e via discorrendo..."
Christian Roccati

Buonasera Roccati e ben tornato su In-Coscienza!
 
Non ho ancora finito di leggere la guida sulle ferrate (n.d.r. si veda l'ultimo post del Dott_A) che già la trovo sulla copertina di un nuovo libro, con pizzetto curato ed un quadricipite d'acciaio.
Per un attimo ho pensato fosse la biografia di un passato da tronista, ma se non erro lei non ha mai fatto parte della scuderia di Lele Mora, per cui ci aiuti a capire meglio, anzitutto il titolo, perché Sette Nero?

CR:
Buonasera a voi! ...è un piacere tornare! Non ho la televisione da anni, eppure ho capito la battuta... ciò a dice lunga sul lato oscuro della forza della scatoletta colorata che fa casino. Dunque partiamo dallo spoiler: se vi dico perché si chiama Sette Nero, che lo prendete a fare il libro? Diciamo che chiunque capirà il significato del titolo durante la lettura e che un agonista certamente sarà in grado sentirne appieno l'importanza.

Dott_A: Tutti amiamo leggere le storie dei primi, dei campioni e tutti ci esaltiamo rivivendo le vittorie degli atleti leggendari mentre, da come ne parla lei, questa sembrerebbe più la biografia di una vita da mediano é così o c'è di piú?

CR: In questo libro cerco di far capire cosa ci sia dietro un'immagine, quella del campione. Le persone pensano sempre al numero uno, il quale deve soltanto correre, basta quello. Il fortissimo è nato così, confezionato alla nascita, pedone di un destino immutabile. In realtà nessuno ha in mente quanto si possa sacrificare per credere in un ideale, in un sogno, in una fede. La maggior parte delle persone preferiscono andare allo stadio stando a guardare e poi affermare "noi abbiamo fatto, noi abbiamo giocato". Il campione è un alieno, uno fuori dal branco, uno che non esiste, e può vantare gloria e fortuna, ma lo stesso non può accadere a uno di noi, a uno "normale". In Sette Nero cerco di far capire alle persone, che volendo con determinazione assoluta, con sacrifici enormi, è possibile raggiungere ciò che si desidera. E se anche non si ottenesse la gloria assoluta, la vittoria suprema, ma "solo" una quasi-gloria, si vivrebbe un'esistenza davvero unica. Basta credere fermamente e non arrendersi. Quanto al mediano... che cos'è la gloria? Quando una persona davvero ha vinto? Avete presente quando guardate le Olimpiadi e focalizzate l'attenzione sul campione assoluto? Tutti sanno chi è Usain Bolt giusto? Ma chi presta attenzione al quinto o al sesto? Provate a pensare per esempio al nono centometrista al mondo, quello escluso dalla finale: si tratta di un uomo che può dire che ci sono solo otto persone in tutto il pianeta in grado di batterlo, e nemmeno sempre ma solo quella volta lì, ma lui è più veloce di altri sette miliardi di persone! Se riportiamo il discorso a noi stessi: se vi dicessero che voi siete il nono uomo più veloce al mondo? Allora quella posizione sarebbe una cosa incredibile, a dir poco inconcepibile... La gloria è solo un punto di vista, a qualsiasi livello.


Dott_A:
Questo è il suo ventiquattresimo libro, ed ormai abbiamo capito che non lo fa per soldi, allora che cosa l'ha spinta questa volta? La ricerca del quarto d'ora di celebrità che ha mancato in gioventù o forse il pensiero che anche una vita normale merita di essere raccontata? 

CR: Bella domanda questa, bravo...è molto semplice... io non faccio lo scrittore, io sono uno scrittore. Non posso non scrivere. Non mi interessa che il mio volto sia conosciuto, anzi se potessi restare per sempre non riconoscibile sarebbe ideale... Ma le mie parole, quelle si, non posso non condividerle. Il racconto nella mia testa non si interrompe mai, semplicemente ogni tanto lo trascrivo e condivido. Ora dirò una cosa per cui diverrò antipatico a tre quarti della gente che legge, ma mi piace la sincerità. Non mi interessa diventare ricco, non voglio essere l'amministratore delegato di una multinazionale, il padrone di chissà che ditta, o il miliardario di turno, non desidero vincere alla lotteria ma voglio "diventare Roccati". Mi spiego: nella prima metà del '900 ci saranno stati dei mega dirigenti milionari giusto? Vi ricordate i loro nomi? Io credo di no, eppure, Ernest Hemingway scommetto che sapete chi è. E alla fine dell'800 ci saranno stati degli uomini ricchi e potenti, vi ricordate qualche nome? Non penso, ma credo che Jack London invece sappiate chi sia. Ernest credeva di essere Hemingway come John Griffith pensava di poter diventare Jack London, erano tutti gli altri a non saperlo. Sto facendo la mia lunghissima gavetta e mi ci vorranno ancora anni di questa palestra letteraria prima di poter produrre i libri che ho nel cassetto, facendoli uscire come li ho in testa... pian piano ci sto arrivando... Christian vuole diventare Roccati. Ho solo settant'anni davanti, se proprio mi va bene... è una corsa velocissima contro il tempo. Poi aggiungo... con la mia opera letteraria collaterale, guide, manifestazioni, conferenze e via discorrendo, ho migliorato parecchio il piccolo mondo che ho vicino... ho contribuito all'economia di vallate depresse, ho sostenuto progetti a favore dell'Africa, del Nepal e di svariate altre aree, vicine e lontane, ho sostenuto la sicurezza sul lavoro e l'ecosostenibilità, fatto migliaia di ore di volontariato per fini sociali... la mia penna può piacere o meno, ma a qualche cosa serve al di là del fine personale.


Dott_A:
Prima di salutarla, come sempre, le domando se abbia qualcosa in programma per il futuro? E scommetto che non ci deluderà.

CR: Trascurando i progetti accantonati o saltati, sempre molti, al momento sto preparando i vari calendari di serate e conferenze, ultimando una guida alle racchette da neve che uscirà a gennaio 2015, impostandone due di escursionismo molto particolari per la fine della primavera e per l'estate, evolvendo la biografia di un atleta tra i più forti al mondo, forse per fine anno. Nel frattempo ho ultimato un libro di racconti che però evolverò ulteriormente per l'anno venturo, cioè il 2016. Ho già moltissime richieste per il 2016 e 2017... se avrò il livello necessario, mi farebbe piacere iniziare finalmente con i romanzi, il teatro e le mostre pittoriche per quel periodo. Vedremo se sarò pronto. Panta Rei. Io ci credo.
 
Bene Roccati, vedo che non ha ancora acquisito il dono della sintesi e questo mi fa molto piacere. Il giorno in cui risponderà alle mie domande con tre parole preconfezionate significherà che qualcosa si è spento e non sarà diverso da un qualsiasi calciatore che va ad incassare un gettone di presenza a "Quelli che il Calcio". Per il momento, invece, a noi piace così e la aspettiamo con i suoi prossimi progetti augurandole come sempre di realizzarli tutti!
 
By Dott_A