In sala le luci si spengono, il sipario resta calato e senti
il fracasso causato da un incidente stradale.
Il sipario si alza e vedi due motorini incastrati tra loro e
due corpi a terra e senti un cellulare che suona e suona e suona.
Uno dei due a terra riprende conoscenza, si lamenta, prova
ad alzarsi, ma è tropo doloroso farlo, riesce a recuperare il suo cellulare che
continuava a squillare e dice due parole: “ciao Gigi!”.
E le dice, con un inconfondibile accento romano, come se
nulla fosse successo, come se non fosse sdraiato a terra dolorante perché
coinvolto in un brutto incidente stradale.
E ridi. Tutta la platea ride e per tutto lo spettacolo ridi,
di quelle risate che ti escono dal cuore, spontanee. (Solo il signore seduto accanto a me non rideva, se mi legge, signore della fila 15 posto 34, e se la faccia una risata ogni tanto!)
Dopo poco anche l’altra persona a terra riprende conoscenza e
da quel momento inizia un dialogo esilarante tra i due: l’uno, Valerio Mastandrea,
interpreta uno spocchioso chef - non un cuoco, come lui stesso ci tiene a
precisare – che accusa l’altro, Valerio Aprea, disoccupato, non solo di aver
causato l’incidente, ma anche di rappresentare quella bassezza sociale e
mediocrità d’animo che sono causa di tanti mali e lo fa con un cinismo
esasperato e un susseguirsi di battute pungenti.
Controllate se c’è qualche data nella vostra città, non
potete perderlo!
buono a sapersi :)
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